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Lo strano caso del fragolino

di Michele Scognamiglio

L’uva fragola bianca e rossa come la conosciamo oggi deriva dall’incrocio di varietà americane ed europee.

Pur essendo molto produttiva, capace di adattarsi con successo a diversi tipi di terreni e condizioni pedoclimatiche, particolarmente resistente a parassiti e alle malattie della vite, da vini poco pregiati.

Attualmente, si può coltivare uva fragola esclusivamente per consumo familiare come uva da tavola e con estensioni vitate stabilite per legge, che nel caso venissero superate, è d’obbligo ridurre, estirpando le piante.

E’ consentita la produzione di distillati ma non di vini, a meno che non siano destinati ad esclusivo e limitato uso familiare.

Ricordo che in osservanza alle norme italiane ed europee, la definizione merceologica del vino si applica solo al prodotto ottenuto dalla fermentazione di Vitis vinifera (Vite Europea). Il divieto è stato imposto per scongiurare il rischio di veder soccombere quest’ultima a vantaggio della più resistente vite americana e salvaguardare nello stesso tempo, vitigni e vini storici e pregiati.

Inoltre, e giusto per informazione, va ricordato che la fermentazione sulle bucce di uva fragola, può dar luogo in determinate condizioni alla produzione di pericoloso alcol metilico o metanolo, in quantità decisamente superiori a quelle trascurabili che si possono ottenere con varietà di vite europea.

Questo è il motivo per cui il fragolino che si trova in commercio in Italia, non è un vino, ma una bevanda ottenuta da mosti insapori o da basi neutre di vino, a cui sono stati aggiunti zucchero e aromatizzanti al gusto di fragola.

A chi non può fare a meno dell’ autentico vino fragolino, è consentito acquistarlo al di fuori dall’Unione Europea (Svizzera, Usa, Australia) oppure nel Burgenland, in Austria, l’unica regione europea dove per motivi storico culturali è tuttora consentito produrre e vendere vino ottenuto da uva fragola.

A questo punto, una curiosità ed una personalissima dritta.

La prima.

Partendo dal…

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