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Pozas: è la vita che decide l'arte

di L.G.

Dalla mostra in Arsenale Nord fino a questa esposizione personale a Campo San Luca a Venezia: stai attraversando un periodo emozionante! Ti aspettavi questo successo?

No, no, non me lo aspettavo per niente. Ho cercato su internet e la call di Arte Laguna Prize è comparsa. Ho controllato e pensato “Beh, potrei mandare qualche opera e vedere cosa succede”. Non mi aspettavo nulla di tutto ciò, e vedere il successo di “Cruiser for Everyone” è stata una bella sorpresa, ovviamente. È stato molto emozionante per me.

Sei stato selezionato come finalista di Arte Laguna Prize con l’opera “Cruiser for Everyone”. Qual è il significato principale del quadro?

Ha diversi significati, dipende dall’interpretazione del fruitore. Mi piace quando ognuno dà l’interpretazione che vuole. In questo modo non impongo i miei criteri, ed è meglio quando qualcuno decide cosa vede. Per me, ci sono due strade. La nave si muove orizzontalmente ma non percepiamo mai il movimento verticale. Stiamo sempre sulla parte orizzontale che è studiare, trovare un lavoro, uno stipendio, crearsi una famiglia, avere figli, comprare una casa, una macchina … Questa è la crescita orizzontale, la nave che salpa attraverso il mare. Noi non percepiamo il movimento l’altro movimento importante, che è quello di cui abbiamo bisogno come esseri umani: quello verticale. Poi, quando qualcuno internalizza che nasciamo, sopravviviamo e poi moriamo, allora smettiamo di essere così attenti a l’orizzontalità della nave. Cominciamo a pensare alle cose che ci portano pace, e fermiamo il ciclo di ripetizioni. In conclusione, scopriamo cosa siamo in questa vita. Questa è l’idea. E anche che siamo tutti su quella nave, indipendentemente dal fatto di essere ricchi, poveri, nati in Namibia, in Zimbawe o in Europa. Siamo tutti insieme su quella nave. Quindi, perchè tutte queste differenze? Perchè tutte le lotte, se alla fine, siamo tutti lì?

“Cruiser for Everyone” è anche il titolo della tua mostra a Venezia. Puoi raccontarci com’è iniziato questo progetto?

Il concetto di pittura è iniziato dieci anni fa. Non l’ho propriamente deciso. Dico sempre che è la vita che decide, che la vita mi è passata attraverso. Il lavoro è stato anche influenzato da mio figlio e dal suo modo di pensare, la sua mente complessa e affascinante. La mente di Renè mi fa diventare matto! Ho cercato un modo per trovare cosa c’era nella sua testa. Ho fatto ricerche, ho studiato e con i risultati ho iniziato una nuova serie di dipinti. In conclusione, le opere sono una rappresentazione, una sublimazione della mia coscienza, dello stato mentale in cui ero per scoprire chi è davvero mio figlio. Dal mio punto di vista è stata una bellissima scoperta anche di me stesso.

Tutti questi dipinti hanno un messaggio che dovrebbe raggiungere le persone. MoCA gioca un ruolo importante in tutto ciò. Forse le persone non lo vedono ancora perché è un po’ difficile da percepire, ma lo vedo come il “messaggio nella bottiglia”. È necessario che questa bottiglia incontri una nave e qualcuno di “Cruiser for Everyone” la veda. La vedono, la prendono e la aprono. E quando la aprono sperimentano qualcosa di diverso, qualcosa che esce dal “Samsara” a cui siamo abituati, di ripetere e ripetere. Serve a rompere la prigione della mente. Io penso che MoCA possa aiutare in questo, ovviamente, giocando un ruolo fondamentale.

Le opere in mostra sembrano dare una moderna interpretazione del Surrealismo. Quali artisti e Movimenti ti hanno ispirato maggiormente?

Renè Magritte mi ha sempre ispirato. Magritte mette al centro l’essere umano. La sua vita, che è stata molto complicata, ha messo il focus sugli umani. Io l’ho tolto. Qui sta la differenza. Un altro che mi dà ispirazione è Jodorowsky. Alejandro Jodorowsky è uno scrittore, un pittore, che possiede cose che mi fanno uscire dalla mia prigionia (della mente)! L’ispirazione viene anche dalla filosofia Buddhista, gli storici, Seneca, Marco Aurelio… Ho anche una lunga lista di psichiatri che mi hanno accompagnato durante il percorso, perché non ero mai da solo – è molto difficile da affrontare da soli. Ho sempre potuto contare su di loro.

Non solo dal punto di vista artistico, ma anche fisiologico, filosofico e psichiatrico. Gli devo molto.

E anche internet è stato importante perché mi ha dato la possibilità di raggiungerli.

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