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Alle pendici del Castello Ivano

di D.C.

Il progetto è quantomai ambizioso. Rilanciare l’enologia in Valsugana, dopo decenni di abbandono. Il che comporta la costituzione di un gruppo di vignaioli, affiancato da pochi “battitori liberi”, per la gestione tecnica e mercantile dell’iniziativa.

In pratica, otto soci, di cui cinque produttori di uva. Il che corrisponde a oltre ventidue ettari, compresi fra i quattro e gli ottocento metri di altitudine, assai parcellizzati, come è proprio delle comunità agricole del Trentino. I vitigni sono quelli classici, presenti da sempre sul territorio, a partire dallo Chardonnay – che è l’uva più diffusa – al Pinot Nero al Solaris al Kerner.

Ma basta poter contare su un po’ di ettari e tanta buona volontà? Evidentemente no. Nascono così le Terre del Lagorai (dal nome del locale sistema montuoso) mentre il professore Carlo Staudacher, illustre clinico, mette a disposizione del progetto il Castello Ivano e viene nel contempo eletto presidente della nascente società.

L’avvio non manca di sorprendere gli stessi protagonisti. Perché l’esordio, nel 2015, registra già la produzione di ben 14mila bottiglie, delle quali 8mila di spumante. Il che dà fin dall’inizio una particolare connotazione alle Terre del Lagorai. Perché far vino in Valsugana significa anzitutto cancellare la memoria di una produzione in gran parte sfusa e scadente. Così la ricerca della qualità – e soprattutto di una precisa identità dei vini – è l’obiettivo primario.

Questo spiega perché l’azienda abbia puntato su un giovane enologo con un sicuro corso di studi a San Michele all’Adige e una laurea in Enologia a Udine. Ma Stefano Dalledonne, 26 anni, una carica di entusiasmo e tanto rigore professionale, non è solo nel compito di rilanciare i vini della Valsugana. Può contare sul “padrinato” di Renzo Grisenti, che gli è vicino con antico mestiere e tanta passione, al di là di ogni finalità speculativa.

Ma non basta fare del vino che punti all’eccellenza. Dietro occorre una macchina operativa in grado di accreditare il prodotto attraverso una larga e sapiente informazione. E qui è Germana Borgogno a condurre il gioco, con grande sensibilità e intelligenza: mercato, informazione, ufficio stampa.

Il Castello Ivano non è estraneo al progetto, fin dalla sua nascita. E’ probabile che senza la disponibilità di questo suggestivo maniero, il gruppo di operatori non si sarebbe mai costituito, per cui risulta quantomai opportuno che il Castello ospiti una serie d’iniziative culturali. D’altra parte, il fascino e la magia che l’avvolge (risale all’alto Medioevo, anche se ha subito non pochi aggiornamenti) sono tali da offrire il migliore scenario per iniziative che vanno dalle rappresentazioni in costume d’epoca, alle mostre d’arte contemporanea, alla presentazione di libri. Tutte occasioni per proporre agli ospiti qualche degustazione e far conoscere così i vini delle Terre del Lagorai. Anche agli stranieri, sempre presenti nelle località turistiche del Trentino. Una visita al Castello Ivano è certamente carica di suggestione, e rappresenta l’ambientazione ideale per scoprire il gusto e la magia dei suoi spumanti.

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