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La Salvia: tra medicina e gastronomia

di Enzo Gambin

Trovare la salvia nelle cucine è molto semplice, è una delle erbe aromatiche più amate e apprezzate nella gastronomia di tutto il mondo. Il suo nome proviene dal termine “salvus”, “salvo”, e ha il significato di “guarito”. Probabilmente questo termine fu acquisito dal greco “σάοσ”, sàos”, “conservo - ristabilisco”, affine all’espressione “σòκοσ”, sòkos, “preservare”. La salvia esprime così nel suo nome le sue proprietà, che non sono solo quelle d’insaporire i cibi, pure quello di “salvare” o “preservare” la salute di chi la utilizza.

Gli antichi Egizi utilizzavano la salvia come rimedio per l’infertilità e nel trattamento di gravi malattie ed epidemie come la peste, oltre ad utilizzarla come uno dei principali ingredienti della miscela per l’imbalsamazione.

Nel trattato “Corpus Hippocraticum”, del medico greco Ippocrate, V secolo a.C., dove sono classificate le cause delle malattie e vi si ritrova un ricco patrimonio di materiali farmacologico, si consigliava la salvia per la cura di mestruazioni irregolari, infiammazioni genitali, esternamente per pulire ulcere, piaghe e ferite.

Dopo di Lui, Dioscoride, il farmacologo dell’antichità per eccellenza del I secolo d.C., celebrò i meriti della salvia, da lui chiamata Baccar. Aezio, medico che visse tra la seconda metà del V e la prima metà del VI secolo, nella sua opera “Contractae ex veteribus medicinae sermones” riferiva: “Agrippa la chiama Erba santa, Salvia erba sacra, particolarmente adatta alle donne incinte e per facilitar loro il concepimento. In Etiopia dopo una grande pestilenza che aveva decimato la popolazione le donne furono costrette per ciò che era avvenuto a bere del succo di salvia per meglio concepire, e grazie a questo mezzo il Paese si ripopolò presto di bambini”. Valafrido Strabone, 808 – 849, monaco dell’abbazia di Reichenau sul lago di Costanza, dedicò alle proprietà curative della salvia versi appassionati, raccolti nel componimento didattico “Hortulus”: “La salvia splende innanzi…

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