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Il Golf alpino di Stresa

di Paolo Pilla

Stresa, un piccolo Comune di circa cinquemila abitanti, che da un versante degrada verso la parte occidentale del lago Maggiore, dall’altro è sovrastato dalle pendici del Mottarone, di recente teatro di spaventosa sciagura. Fa parte della provincia di Verbano-Cusio-Ossola, alzando lo sguardo, la vista si perde sulle Alpi. Domina la costa occidentale del Golfo Borromeo difronte alle omonime isole, visitabili con il traghetto disponibile sul posto. Celebre stazione turistica lacustre, Stresa è in un contesto paesaggistico senza pari, è una delle località più frequentate della regione. Nel suo elegante lungolago ospita lussuosi alberghi e splendide dimore storiche, ville nobiliari, esclusivi alberghi e curatissimi giardini lambiti dalle acque del lago. Tra le più belle ville troviamo Villa Pallavicino, incantevole costruzione del diciannovesimo secolo, situata in un’ampia area ricca di vegetazione. Il bell’edificio è caratterizzato dalla presenza di un grande giardino all’inglese, che ospita al suo interno un interessante parco zoologico con 50 specie di animali: daini, zebre, lama, e qualche esemplare selvatico salvato dalla guardia forestale, che vive in armonia nel giardino botanico.

In questo luogo incantato, sulle colline alle spalle di Stresa, c’è un Campo da Golf, storicamente importante: il Golf Alpino, disteso su una terrazza naturale, tra i 700 e gli 800 mt slm.

Vide la luce, nel 1924, tre anni dopo che la matita di Peter Gannon, noto architetto abile nel dare risalto al paesaggio ne trasse il progetto. Ha giusto cent’anni, è uno dei Campi più vecchi d’Italia.

Il percorso, a nove buche, è inserito in quella mèta, ambìta nel panorama del turismo internazionale legato al Golf.

Altra cosa degna di rilievo del Club, è che ha ospitato l’Open d’Italia alla sue prime tre edizione: nel 1925, e a seguire, alle altre due stagioni consecutive. All’epoca le condizioni del Campo erano molto difficili, permettevano a mala pena il gioco, purtuttavia i partecipanti dovevano praticare in giacca e cravatta. A iscrivere per primo il nome sull’albo d’oro fu il mitico Francesco Pasquali, che percorse le 36 buche in 154 colpi. Tutto ciò, rende caro il Campo ai membri dell’Associazione Italiana Hickory Players.

Qui avevo giocato un tempo, ne ho provato nostalgia, ho voluto tornarci, e l’ho rivisitato con estremo piacere. Io amo il gioco del Golf, prediligo i Campi naturali, che rispettano l’ambiente che li circonda; va bene anche se non sono tirati a perfezione. Ora ho potuto rifare quel percorso, partecipando a una gara organizzata dall’Associazione Hickory Players. Nella foggia, e con gli attrezzi, di un secolo fa!

Già salendo dall’abitato di Stresa, ho avvertito piacere. Poi, dentro al Circolo l’ho sentito riemergere grande nella memoria: la buonissima aria che mi ha accolto, i boschi, il buon cibo, la simpatica gentilezza del personale, mi han fatto rivivere quanto era rimasto nei miei ricordi.

La partita Hickory, una Louisiana Medal a 5 col morto, è stata bellissima in quel contesto, ma dura per le tante ripide del terreno, e conseguenti piedi quasi mai in posizione pari. Oltre al sottoscritto, il mio team, perfetta classe, era formato da Giancarlo Moro, Mauro Giudici, Alberto Borgognoni, e anche il morto apparteneva alla nostra compagine. Abbiamo ottenuto la seconda posizione, ed è stato comunque tanto piacevole. La vittoria Hickory è andata alla squadra composta da Enrico Budel, Sario Buti, Elio Tisi; Oliviero Perini, Piermichele Bernardo.

Ho conosciuto tanti Campi di montagna, questo è “alpino” di nome e di fatto, il più alpino.

Dai tempi di Pasquali, il Campo ha avuto qualche rivisitazione, qualche spostamento di buca, non grandi cambiamenti; qualcosa di utile a rendere il percorso più competitivo. L’attuale buca 2 era l’inizio del percorso del primo Open d’Italia; nel predisporsi per il tee-shot, si avverte un’emozione. Dal tempo di Pasquali, sono state tante le gare disputate nella partecipazione di professionisti e personalità illustri. Regnanti, principi, rappresentanti di stato stranieri hanno qui soggiornato nel corso degli anni, sempre godendo dell’accoglienza che il Circolo sa offrire con garbo.

Il Club è stato attivo anche negli anni della guerra: ha ospitato i Campionati Nazionali di Doppio Misto, nel 1942; una gara a beneficio dei soldati; e nell’immediato dopoguerra, numerose manifestazioni nazionali. In agosto del ‘45 ci fu l’incontro quadrangolare tra Italia, Gran Bretagna, Sud Africa, Stati Uniti; vinse l’Italia. Le cronache del tempo riportano che gli S.U. abbiano perso tutti gli incontri. Seguirono poi numerosi Campionati Match Play, memorabile il Campionato Nazionale Signore, in cui donna Marsaglia batté in finale per 8/7 Lea della Gherardesca. La squadra maschile del Circolo dell’ Alpino ha ottenuto prestigiosi risultati ai Campionati Italiani, sempre classificandosi ai primi posti.

È da Stresa, che In epoca romana passava la strada consolare Severiana Augusta: congiungeva Mediolanum con il Verbannus Lacus (il Lago Maggiore), e da qui, al passo del Sempione. La pergamena storica del 998 ci fa sapere che si chiamava Strixia. A Stresa, nel 1935, fu costituito un accordo politico e militare detto Fronte di Stresa: un’intesa del Gruppo Bilderberg, fra Italia - Francia - Inghilterra. Capi di Stato, ministri del tesoro e altri politici esponenti di spicco dell’alta finanza europea e anglo-americana, si riuniscono alternativamente nei vari Paesi del gruppo. Sono 130 personalità, che discutono in campo economico, politico e bancario. Nel 2004, è toccato a Stresa ospitare il 52esimo meeting.

Chi fa turismo a Stresa non può rinunciare a una visita all’arcipelago delle Borromee, stimolante sia nell’aspetto naturalistico che dal punto di vista architettonico. Tre delle quattro isole sono sotto la giurisdizione appunto del Comune di Stresa:

-L’isola Bella, ospita l’incantevole palazzo dei Borromeo, la cui costruzione risale al 1632. La dimora nobiliare, perfettamente conservata, custodisce numerose opere: quadri, arazzi, antichi mobili di pregio. I bellissimi giardini di puro gusto barocco, realizzati nel diciassettesimo secolo, occupano gran parte dell’isola. Con la varietà di specie arboree, e i tanti variopinti fiori, rappresenta al meglio il tipico giardino all’italiana.

-L’isola Madre, la più grande e la più bella delle Borromee, è caratterizzata da un’atmosfera di quiete. Ospita un interessante palazzo del sedicesimo secolo, al cui interno è possibile ammirare vaste collezioni di manufatti d’epoca, in particolare un’interessante esposizione di marionette.

Il giardino botanico è celebre per le camelie, le azalee, e per i bianchi pavoni originari della Persia.

-L’isola Superiore, o dei Pescatori, è l’unica abitata tutto l’anno; un tempo ospitava i pescatori, che essiccavano il pesce. Piccolo borgo di 50 abitanti con una piazzetta racchiusa da viuzze strette e tortuose, conserva l’architettonica originale, le ottime trattorie sono meta usuale in estate. C’è anche una quarta isola, che fa parte dell’arcipelago: è la lombarda Rocca di Angera. Maestosa, su uno sperone di roccia, all’estremità meridionale del Lago. È un edificio solenne e imponente, eretto tra l’XI e il XVII secolo, fedele interpretazione del Medioevo.

Già proprietà della casata dei Visconti, nel 1449 fu acquistata dai Borromeo, che ancora oggi ne hanno la proprietà, nella persona del principe Vitaliano XI Borromeo. Ricca di affreschi originari del ‘300, ospita il Museo della bambola e del giocattolo, che ripercorre la storia del gioco dal XVIII secolo.

Da parte di un gruppo di imprenditori della zona c’è il progetto di sistemare una passerella galleggiante, per collegare tra di loro queste Isole Borromee. Sarà possibile spostarsi tra di esse, provando la seduzione di camminare sulle acque: un’esperienza esclusiva, che permetterà di gustare ancor più lo spettacolare scenario del Lago Maggiore.

Ci fu un tempo che il New York Times postò immagini dei dintorni di Stresa, definendolo il sito tra i più affascinanti al mondo. Durante la belle époque, Stresa è stata punto di riferimento privilegiato per villeggiatura e turismo dell’aristocrazia, della borghesia, di pittori e di musicisti.

Se si ha la fortuna di capitare nel periodo di qualche importante evento musicale, che qui spesso viene organizzato, si può godere la bella musica in un contesto magico.

E qui vien da dire: “quante cose belle abbiamo in Italia”

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