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Biologico: affare o futuro

di Lorenzo Baldoni

I consumi di prodotti bio in Italia sono in continua crescita da oltre un decennio. Ma negli ultimi anni l’incremento più significativo delle vendite è avvenuto nella grande distribuzione, tra supermercati e discount, che nel 2015 hanno superato i negozi specializzati (873 milioni di euro contro 862), distaccandoli poi nel 2016 (1.191 milioni di euro contro 892). Prima i piccoli negozi la facevano da “padrone” spesso con prezzi alquanto elevati, in effetti vigeva la legge del “nuovo e unico”. Le catene della grande distribuzione, in particolare negli ultimi quattro anni, hanno scommesso sempre più sul bio, forti della crescente richiesta dei consumatori. Secondo i rilevamenti Bio Bank, effettuati dal 2001 al 2016, quelle con una propria marca bio sono passate da 9 a 22, le referenze da 644 a 2.857. Le regioni con il maggior numero di negozi sono Lombardia, Veneto e Piemonte, le provincie leader Roma, Milano, Torino, Bolzano e Vicenza.

Gli esperti sostengono che “il biologico oggi è davvero alla portata di tutti è diventato democratico. Si trova ovunque e si trova anche a prezzi molto convenienti. Ma ovviamente non è tutto uguale. Per molte aziende è solo un modo per diversificare l’offerta, per altre una scelta di qualità, per le aziende storiche del settore è un valore che chiama altri valori: ambientali, etici e sociali. Quindi, solo per fare un esempio, posso acquistare pasta bio oppure pasta bio prodotta con un antico grano siciliano o ancora pasta bio prodotta con un antico grano siciliano e pizzo free. È sempre pasta bio, ma non è la stessa pasta!». Oggi gli specializzati del bio sono negozi sempre più grandi e accoglienti, spesso abbinati al bistrot o al ristorante.

Gli italiani si scoprono sempre piu’ amanti del biologico: nel 2017 più del il 60% ha acquistato prodotti ‘’bio’’. Un successo che, pero’, non significa sempre una reale conoscenza di cosa e’ il bio e cosa invece non e’, tanto che il 25% e’ convinto che si tratti di alimenti per…

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