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Alle origini dell'alcol

di Michele Scognamiglio

“Com’è vero che nel vino c’è la verità, ti dirò tutto senza segreti”.

Oh tu, invisibile spirito del vino, se proprio non hai alcun nome con cui ti si possa chiamare, lascia pur che ti si chiami col nome del demonio!”

William Shakespeare

 

 

Per oltre diecimila anni, il vino, più di altre bevande idroalcoliche

ottenute per fermentazione di grano e altri cereali, datteri ed altri

frutti ha rappresentato la principale bevanda alcolica consumata da Assiro-Babilonesi, Egizi, Ebrei, Greci e Romani.

E’probabile che sia stato il basso contenuto alcolico delle prime bevande realizzate dall’uomo a decretarne sin da subito il così diffuso ed incontrastato successo presso le diverse popolazioni, ed in particolare per quelle del mondo occidentale.

La ridotta carica alcolica, se da un lato ne limitava i pericolosi effetti avversi, dall’altro le rendeva ancora capaci di indurre quelle sensazioni di benessere, di leggerezza così ricercate ed apprezzate sin dagli albori dalle diverse civiltà.

A rimarcare in ogni caso la preferenza accordata al vino, basta pensare che nel Vecchio e Nuovo Testamento non si fa praticamente mai riferimento ad altro, nemmeno all’acqua parlando di bevande d’uso comune.

Ogni volta che si parla di bevande alcoliche la preoccupazione della comunità scientifica si sposta legittimamente sull’alcol etilico o etanolo del quale sono stati ampiamente studiati e descritti nell’uomo i relativi processi metabolici così come i meccanismi alla base della sua tossicità, a fronte dei suoi ben pochi e soprattutto potenziali effetti benefici per la salute.

Mi preme tuttavia rimarcare che nel caso del vino che può essere incluso nel gruppo delle bevande moderatamente alcoliche, generalmente l’alcol non supera il 14% del volume totale.

Ad esso inoltre, sempre nel vino, a differenza di altre bevande alcoliche si accompagnano numerose sostanze bioattive dotate di interessanti proprietà biologiche sia in vitro ed in vivo che almeno in parte potrebbero mitigarne la nocività.

A proposito di alcol, sarà capitato a tanti di notare come le cronache ci informino continuamente di delittuosi fatti di sangue commessi da uomini in preda ai cosiddetti fumi dell’alcol.

Dal momento che il vino e le bevande alcoliche in genere si bevono e non si fumano, perche si parla di fumi?

Per trovare una spiegazione verosimile di questo modo di dire occorre tornare indietro nel tempo fino ad arrivare ai primordi della scienza medica.

Era infatti ampiamente diffusa presso gli antichi medici, l’opinione che, dopo una generosa bevuta di alcolici si sarebbe levato dallo stomaco un vapore che proseguendo in direzione del cervello lo avrebbe momentaneamente ed efficacemente offuscato.

Da qui, l’ampio ricorso al vino e ad altre bevande a più marcata dotazione alcolica, a scopo anestetico in ambito medico-chirurgico, in seguito, per estensione, dagli iniziali fumi dell’alcol sarebbero derivati i fumi dell’ira, della gelosia, della superbia e altri ancora che al momento non mi sovvengono.

ALCOL O ALCOOL?

 

Chiariamo subito, è possibile scriverlo in tutti e due modi (Treccani docet) o finanche alcole per i nostalgici del passato, e nel caso ci si rivolga al plurale alcoli è la dicitura corretta.

Per mere ragioni di semplicità e di risparmio nella battitura adottero pertanto d’ora innanzi la dicitura con una sola o.

L’etimologia del termine alcol merita di essere raccontata, in quanto affonda in maniera assai curiosa le sue origini in paesi che proprio con l’alcol hanno avuto e continuano ad avere poco a che fare. Il nome sembra derivare dal termine arabo al-koél o al kuhul utilizzato per designare la polvere finissima, impalpabile ottenuta per sublimazione* da metalli quali l’antimonio ed il piombo ed i loro sali, il solfuro d’antimonio ed il solfuro di piombo (galena).

La polvere mescolata con acqua,veniva adoperata fin dall’antichità in oriente, soprattutto dalle donne, per tingere di nero le sopracciglia, le ciglia e l’orlo delle palpebre.

Il nome e la pratica cosmetica, vennero adottate successivamente anche in occidente, facilitate dalle traduzioni in latino di numerosi libri arabi.

Del resto, ancora oggi in spagna il verbo alcoholar assume il significato di “tingersi di nero” gli occhi, così come l’aggettivo alcoholado viene usato per indicare il bestiame con un caratteristico contorno nero degli occhi.

Dal momento che il procedimento della sublimazione necessario all’ottenimento del solfuro d’antimonio (al-koél o al kuhul) presentava diverse affinità a quello della distillazione, divenne cosi d’uso comune definire genericamente “alcool” il prodotto ottenuto dalla distillazione del vino.

Se non sembrano esserci dubbi sulla provenienza e l’etimologia del termine alcol, non altrettanto si può dire per quanto riguarda la datazione del suo primo ottenimento per distillazione.

* Passaggio diretto dallo stato solido a quello aeriforme senza passare attraverso la fase liquida

Si attribuisce in genere ad Arnaldo da Villanova e a Raimondo Lullo intorno al 1300, il merito di aver isolato per primi, mediante distillazione del vino, la cosiddetta quintessenza.

L’alcol diventava così il quinto elemento astrale che andava ad integrare i quattro già noti della filosofia empedoclea-platonica (terra, aria, acqua e fuoco), molto più prezioso ed attivo del vino,sia come tonico che come stimolante.

Arnaldo da Villanova, (Valenzia 1240 - Genova 1311). alchimista, medico personale di re e Papi, abile distillatore, dette grande rilievo alla diffusione dell’alcol di cui descrisse la capacità di “conservare la salute e la giovinezza, perche prolunga l’esistenza,guarisce il mal di capo, rianima il cuore, acuisce l’ingegno, esilara l’animo”.

A lui si deve tra l’altro l’estrazione di principi attivi dalle piante mediante macerazione in alcol.

Anche il famoso medico elvetico Teofrasto Paracelso (1493-1541) riferendosi allo spirito del vino ottenuto per distillazione, e riconosciuto come sua parte essenziale e più nobile, utilizzò il termine di alcohol vini.

La nuova denominazione incontrò poco a poco il favore di alchimisti, speziali e medici, che finirono con l’omettere nel corso del tempo il vini.

Appare tuttavia altrettanto verosimile l’ipotesi che arretra la datazione dell’alcol, in quanto ottenuto per la prima volta già intorno all’anno mille in Europa, e probabilmente proprio nella nostra Penisola.

Se ne ha infatti nello stesso periodo una prima menzione in una ricetta tratta da un manoscritto in latino di riferimento in materia alchemica Mappae clavicula de efficiendo auro.

In esso, vengono descritti procedimenti chimici relativi alla preparazione di coloranti, inchiostri per la miniatura, lacche, pigmenti e sostanze varie necessarie ad esempio per l’avvelenamento delle frecce, riservando ampio spazio alla lavorazione dei metalli.

Nell’opera, tra l’altro si afferma che: ...cuocendo in vasi a ciò idonei (distillando) una miscela di vino puro e fortissimo con un terzo di sale,si produce un’acqua che,accesa, fiammeggia senza bruciare... La ricerca dell’eterna giovinezza,ha sempre esercitato un fascino irresistibile e così anche nel testo De Conservanda Juventute del sec. XIV attribuito ancora una volta al catalano Arnaldo da Villanova vengono suggeriti diversi rimedi atti allo scopo.

In particolare, sono lodate le virtù farmaceutiche di una straodinaria acqua, ricavata dal vino, l’aqua vitae (la nostra acquavite) dalle spiccate capacita medicamentose utili a fermare il tempo.

Sebbene le bevande alcoliche abbiano accompagnato a lungo il destino dell’uomo, la distillazione come del resto la fermentazione alcolica rimasero a lungo procedimenti oscuri e carichi di insondabile mistero.

Gli alchimisti che nei secoli XV e XVI preparavano l’acquavite, operavano in gran segreto, ricorrendo ad alambicchi piuttosto rudimentali e di dimensioni ridotte che permettevano l’estrazione di limitate quantita di alcol.

I distillati alcolici rimasero fino al sec. XVII di prezzo elevato, riservati esclusivamente a sovrani e principi facoltosi, i successivi studi sulla fermentazione, che a poco a poco perse gli iniziali connotati di “misterioso bollore”, la disponibilità di alambicchi più efficienti e con maggiori capacità estrazione consentirono nel tempo l’accesso dell’alcol al grande pubblico..

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