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Sapori di Fragola

di Enzo Gambin

Le fragole mature sono tra i più profumati frutti, dai sapori verdi, caramellati, speziati.

Un tempo le fragole di bosco, scarlatte e succose, erano l’immagine di una natura resa sacra dalla presenza di divinità silvane, come Fauno o Silvano. Questo simbolismo era così radicato nel popolo che, ancora nella Roma dei Papi, il 13 giugno, in occasione della ricorrenza di Sant’Antonio di Padova, si svolgeva a Campo de’ Fiori una festa dal nome “Trionfo delle fravole”. Si preparava un grande canestro con dentro una statua raffigurante Sant’Antonio e, attorno si disponevano tanti piccoli panieri di fragole, che si portava in corteo per le vie del centro, intonando canti in onore di Sant’Antonio e delle fragole. Conclusa la processione, si distribuivate fragole al popolo orante. La festa è ricordata da un’incisione del 1822 “Il trionfo delle fragole alla Rotonda”, di Bartolomeo Pinelli, 1781 1835, e da un acquarello del 1833, di Achille Pinelli, 1809 – 1841, figlio di Bartolomeo, dove sono raffigurate le “fragolare”, giovani donne che, portando sulle spalle la statuetta del Santo, raccoglievano offerte per i più bisognosi.

La festa fu abbandonata con l’arrivo dei Savoia, 1870, quando il Papa si rinchiuse in Vaticano e Roma si dedicò ad altri festeggiamenti.

Che il Santo di Padova fosse legato alle fragole si sapeva anche nelle lontane terre della Loira, in Francia. Lì, l’abate Thivolet, appassionato amatore d’orticultura, aveva concepito il desiderio di ottenere una fragola a frutti grossi, dalla polpa rosa scura, succosa e dolce. L’abate incrociò così le varietà Royal soverein e San Joseph; fu un colpo da maestro, nel 1896 ottenne una fragola dai frutti grossi e succosi che dava fragole sino a ottobre, la chiamò “Sant’Antonio da Padova”.

Il legame tra la fragola e il Santo di Padova potrebbe trovare senso se si considera questo frutto come simbolo di purezza, ma per questo dobbiamo ricorrere a San Francesco di Sales, 1567 – 1622, che scriveva: “Noi conosciamo ed ammiriamo la fresca innocenza della fragola perché, mentre cresce nel terreno ed è continuamente schiacciata dalle serpi, dalle lucertole e da altri rettili velenosi, essa si mantiene pura e non s’imbeve delle spregevoli velenosità di questi animali, né assorbe le loro minori cattive qualità”.

Lo stesso William Shakespeare, 1564 –1616, riportava che: “La fragola, che cresce sotto l’ortica, rappresenta l’eccezione più bella alla regola, poiché innocenza e fragranza sono i suoi nomi”.

Le fragole, ritenute i “fiori del Paradiso”, furono “soggetti” per numerosi dipinti rinascimentali, immagine che potrebbe essere stata ispirata dall’opera le “Metamorfosi” di Ovidio, 43 a.C – 18 d.C, dove si descriveva che, durante l’“Età dell’oro”, la terra donava spontaneamente frutti all’uomo: “Libera, non toccata dal rastrello, non solcata dall’aratro, la terra produceva ogni cosa da sé e gli uomini, appagati dei cibi nati spontaneamente, raccoglievano corbezzoli, fragole di monte, corniole, more nascoste tra le spine dei rovi e ghiande cadute dall’albero arioso di Giove.” - Libro II 101-104.

Il termine fragola proviene dal latino “frágum”, derivato probabilmente da “fragrans”, fragrante vocabolo scaturito dal sanscrito “ghra”, che ha sempre con il significato di “fragranza”.

Il botanico e naturalista Plinio il Vecchio, 23 –79, lo descriveva come il “frutto dei boschi”, chiamato “Fragraria vesca”, con l’immaginabile senso di “cibarsi di fragranze”.

Fragranza che entra nella poesia del 1903 “Il gelsomino notturno”, di Giovanni Pascoli come sinestesia, in cui il profumo, è la percezione olfattiva, acuito dal rosso delle fragole, la percezione visiva:

“E s’aprono i fiori notturni,

nell’ora che penso à miei cari.

……………..

Dai calici aperti si esala

l’odore di fragole rosse.

……. “

Ancora nel pieno Rinascimento la fragola era ancora considerata un frutto dei boschi e, solo nella seconda metà del Seicento, s’iniziò a usarla come pianta ornamentale, per realizzare le bordure delle aiuole, poi a coltivarla negli orti.

Agli inizi del Settecento erano presenti tre specie di fragole, la Fragaria vesca, la fragolina di bosco, la Fragraria moschata, dal gusto fruttato e dolce, la Fragraria viridis (Fragola verde), rara, presente solo nelle aree collinari. Più comune era la Fragraria vesca, si propagava per stoloni, raccolti dai boschi e posti in giardini e orti.

La coltivazione della fragola arrivò nella seconda metà del Settecento, quando entrò in Europa la Fragaria chiloensis, una fragola proveniente dal Cile, portata Amédée François Frézier, 1682 –1773.

Amédée François Frézier era un ufficiale del Genio militare francese con la passione della botanica, nel 1712 era in Cile per una missione di spionaggio. L’ufficiale aveva osservato che in quei luoghi le fragole erano più grosse, le descrisse così: “la fragola del Cile con frutto grande, con foglie irsute e coriacee, comunemente chiamata frutilla”.

Al ritorno, nel 1714, l’ufficiale raccolse e conservò alcune di queste piante di fragola e le portò in Francia per piantarle nei giardini reali di Versailles.

Casualmente, nel 1766, queste fragole cilene furono coltivate accanto ad altre provenienti dalla Virginia, e, incrociandosi, crearono la Fragaria Ananassa, con frutti grandi e polposi, come le consumiamo ancora oggi.

In quello stesso periodo, nel giardino botanico del Trianon, all’interno del parco del castello di Versailles, Antoine Nicolas Duchesne, 1747-1827, botanico e disegnatore di talento, a soli diciannove anni, scrive “Histoire naturelle des fraisiers” - “La storia naturale della Fragola”, 1766, in cui descrive con accuratezza le specie e varietà di fragole presenti e le sue ricerche d’ibridazione e semina.

Nel 1816, il botanico inglese Thomas Andrew Knight, 1758–1838, intraprese un lavoro di miglioramento genetico della fragola, ottenendone due varietà fondamentali, la Downton e la Elton. Nicolò Tommaseo, 1802 –1874, le ricordò così: «Tra il glauco degli ulivi giganti, il bruno agile dei cipressi sottili e brevi e tra i cespugli dal nome sconosciuto ai cui piedi era un solo rosseggiare di fragole montane...».

Dagli inizi del Novecento ai giorni nostri, la quasi totalità delle varietà in commercio di fragole derivano da ibridazioni create dall’uomo, selezionate per la produttività e la dimensione del frutto, la distinzione si fa tra varietà che fruttificano una sola volta l’anno, unifere, quelle che producono più fioriture e frutti durante l’anno, rifiorenti.

Le fragole sono tra i frutti più amati, sia fresche sia come ingredienti in cucina e pasticceria, ne esistono più di venti specie, con migliaia d’ibridi e varietà.

Un dubbio: se il Petrarca avesse avuto un piatto di fragole, forse, avrebbe così composto l’inizio della cantica CXXVI del Canzoniere?

Rosse, fresche et dolci fragole,

che le belle labbra

morsero colei che sola a me par donna;

gentil frutto, ove piacque,

(con sospir mi rimembra)

a lei di fare della leccornia compagnia.

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