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La festa per i 50 anni

di Silvia Allegri

Di buoni motivi per festeggiare, in questo 2024, ne avevamo già tanti: il cinquantesimo compleanno della rivista, innanzitutto, le continue scoperte di prodotti di eccellenza e di nicchia capaci di destare la curiosità dei lettori e soddisfare i palati più esigenti e poi, non ultima per importanza, anche la volontà, rarissima di questi tempi, di mantenere inalterato l’appuntamento bimestrale con l’edizione cartacea di Tastevin, senza piegarsi alle tendenze che vorrebbero oggi l’assoluto trionfo dell’online.

Ma in questa tarda primavera, con la celebrazione dell’anniversario durante Vinitaly alle spalle, arrivano ulteriori conferme. «La festa al Vinitaly era un banco di prova per me», racconta Annibale Toffolo, direttore responsabile di Tastevin. «Volevo vedere anche quanti amici abbiamo su cui contare e con cui condividere il traguardo raggiunto.

E oggi posso dire con grande soddisfazione che sono davvero tanti. Questo mi commuove e mi regala un’immensa soddisfazione».

Sono le relazioni umane, insomma, la grande risorsa che questa rivista fondata da Giuseppe Maffioli nel 1974 può vantare con orgoglio. E nella società dell’individualismo, della fretta e dello stress che mettono a dura prova il dialogo, la comunicazione e l’empatia, si trova allora il tempo di alzare un calice e brindare con il nostro direttore, ma anche di intrattenersi al telefono, preferendo una chiacchierata a un messaggio in chat, o di incontrarsi per progettare insieme nuovi articoli e ricerche alla scoperta di cantine, ricette, segreti, opere d’arte. Prendiamo alla lettera, allora, le parole del direttore: «Tastevin è l’arca di Noè del buon vino e delle tradizioni. Se un edificio crolla lo si può ricostruire, ma se una tradizione muore, è perduta per sempre».

Questo è lo spirito della rivista, che è riuscita a resistere agli stravolgimenti del mondo contemporaneo grazie alla sua identità solida, permettendo a nuovi lettori e anche a noi, nuovi collaboratori, di ampliare gli orizzonti e arricchirci di storie e valori preziosi. Una missione che negli anni ha portato Tastevin a diventare un appuntamento bimestrale e non più trimestrale, e a cambiare il suo nome – inizialmente si chiamava Vin Veneto – per spaziare nel patrimonio enogastronomico e culturale di tutta l’Italia, spingendosi quindi oltre le frontiere regionali. «Vin Veneto è rimasto il nome della casa editrice, perché ci ricorda lo stretto legame affettivo con la nostra terra, le nostre radici. Scoprire i prodotti di altre regioni, vicine e lontane, ci consente di valorizzare il duro lavoro di tante persone che come noi si impegnano a tutelare il cibo, il vino e i paesaggi tramandandosi piccoli e grandi segreti per poterli conservare nel tempo.

E facciamo questo anche per i nostri lettori e appassionati che sfogliano la rivista dall’altra parte del pianeta.

I migranti italiani che ogni due mesi raggiungiamo in America, Asia e Australia, partiti per trovare fortuna ma con il cuore sempre ancorato alla loro terra». Ecco allora le ricette, le storie delle famiglie del vino raccontate durante lunghe passeggiate nei vigneti e assaggi in cantina, le vicende dei protagonisti della ristorazione, le proprietà delle erbe aromatiche, le scoperte tecnologiche che garantiscono la qualità dei prodotti. Ma anche uno sguardo all’arte, specialmente quella contemporanea.

Il marchio di fabbrica di Tastevin. «Quando proposi a Giuseppe ‘Bepo’ Maffioli, a cui sarò legato per sempre anche perché fu il mio maestro alle scuole elementari, di dedicare ogni copertina della rivista all’arte, ci trovammo perfettamente allineati. La ragione di questa scelta? Esaltare il talento, la creatività, l’ingegno». Ecco l’ulteriore ingrediente che va ad arricchire Tastevin. In una visione del mondo che lascia spazio alla bellezza e alle bontà a tutto tondo.

Preziosa come un’arca di Noè.

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