Salta al contenuto principale
loading

San Tommaso Becket

di Claudio Favaretto

Non è un santo molto celebrato oggigiorno, anche per l’omonimia con l’apostolo incredulo e il teologo aquinate, ma nel medioevo la sua venerazione si diffuse velocemente per tutta l’Europa per la commozione suscitata dalla brutalità del suo martirio.

Tommaso Becket nacque a Londra nel 1118 da una famiglia di mercanti di origine normanna che lo avviò agli studi giuridici dapprima in patria, successivamente ad Auxerre, in Francia, per finire a Bologna, già allora ritenuta una delle migliori università europee, dove approfondì lo studio del diritto canonico.

Tornato in patria, date le sue conoscenze, divenne stretto collaboratore del vescovo di Canterbury, Teobaldo che, apprezzando la sua preparazione e la sua intelligenza, lo inviò più volte come fidato ambasciatore a Roma. Le sue doti vennero riconosciute pubblicamente con la nomina, nel 1154, ad arcidiacono della cattedrale.

Proprio per le sue qualità il re Enrico II, succeduto al trono proprio nello stesso anno, lo nominò, sembra su proposta del vescovo stesso, Cancelliere del regno. Era la carica massima a cui si potesse aspirare. Enrico e Tommaso divennero amici. Il re si fidava ciecamente del suo cancelliere che godeva di un potere enorme, a partire dalla custodia del sigillo reale.

La carica di Cancelliere univa al potere anche tutto ciò che al potere è legato: onori, feste, lusso, divertimenti.

Tommaso lavorò molto e con grande lealtà per difendere i diritti della corona che erano stati messi in discussione durante il dominio del sovrano precedente a causa della accresciuta indipendenza dei grandi feudatari.

Ma la sua vita cambiò radicalmente dopo la morte del vescovo Teobaldo, avvenuta nel 1161. Il re, infatti, chiese a Tommaso di accettare di diventarne il successore. Ma egli rifiutò perché si rendeva conto dei contrasti che sarebbero potuti accadere tra i diritti della Chiesa che egli avrebbe rappresentato e le ambizioni della corona. “La loro stessa amicizia sarebbe stata in pericolo e il loro reciproco affetto poteva trasformarsi in odio” come profeticamente egli disse al re.

Il sovrano insistette e, con l’aiuto del nunzio apostolico, cardinale Enrico di Pisa, riuscì nell’intento.Tommaso accettò e riversò nel nuovo incarico tutta l’energia e la lealtà che aveva messo nel precedente. Ordinato sacerdote il 3 giugno 1162 e il giorno successivo consacrato vescovo, cambiò totalmente vita: si trasferì a Canterbury, abbandonò lusso e feste, assunse abitudini estremamente sobrie, accrebbe la generosità verso i poveri, pose grande attenzione alla liturgia. In definitiva si comportò da Vescovo della chiesa di Roma.

Come aveva previsto, i dissidi con il re sorsero ben presto subito dopo le Costituzioni di Clarendon del 1164 che ripristinavano antichi privilegi reali a discapito dei diritti della chiesa. Dopo una fragile tregua, i contrasti si inasprirono a tal punto che Tommaso dovette fuggire in Francia dove rimase esule per ben sei anni. Rientrato in patria per merito di una mediazione esercitata dal papa Alessandro III, fu accolto trionfalmente dai suoi fedeli, ma non esitò a sconfessare i vescovi che erano scesi a patti con il re. Questi ne fu profondamente irritato e pare abbia pronunciato, senza alcuna malevola intenzione, la seguente frase: “Chi mi libererà di questo prete intrigante?” Alcuni cavalieri presenti credettero di avere ricevuto se non un ordine, la licenza di uccidere. Così entrati nella cattedrale mentre il Vescovo stava celebrando i vesperi, lo passarono a fil di spada. Era il 23 dicembre del 1170, ma il presule morì per le ferite riportate il 29, giornata in cui ricorre la sua celebrazione ecclesiastica.

Tale crimine suscitò orrore in tutto il mondo. Purtroppo è una cosa che si ripete nella storia: il 24 marzo 1980 a san Salvador il vescovo Romero fu assassinato dai guerriglieri mentre celebrava la messa.

L’assassinio di Tommaso Becket suscitò sdegno e pietà. Il papa Alessandro III lo canonizzò ben presto, nel 1173.

Molte furono le località che lo elessero a loro patrono e la sua venerazione si diffuse rapidamente. Ricordiamo che il duomo di Marsala è dedicato a questo santo perché Giovanna, figlia del re Enrico II, andata sposa a Guglielmo d’Altavilla, re di Sicilia, ne diffuse il culto per espiare le colpe del padre.

A Treviso nel Museo Diocesano esiste un affresco di fattura ancora bizantina in cui è riportata la scena dell’aggressione. La riproduzione è stata autorizzata dall’Ufficio diocesano per l’arte sacra e i beni culturali della diocesi di Treviso.

Esiste anche la monumentale porta cinquecentesca dedicata a questo santo, ma solo perché nel vicino Borgo Cavalli sorgeva un’antica chiesa di questo nome, abbattuta nei primi anni dell’800.

Da notare che la statua che sormonta il tetto della porta non è di san Tommaso, ma di san Paolo, in ricordo del podestà che la eresse, Paolo Nani nel 1512.

q

 

Vuoi ricevere la rivista Taste Vin?

Scrivici