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Preziosi vini della "Laste Rosse" in Val di Non

di Nino d'Antonio

Ci vuole parecchio coraggio, ma anche tanta ambizione, per dar vita a un’azienda che può contare su tremila metri di vigneto, in pratica meno di un terzo di ettaro. Ma ventanni fa Pietro Pancheri, perito agrario della Val di Non, pur vivendo di mele (è la terra della famosa Melinda), continua a sognare di far vino. Specie quel Groppello – quantomai gradito dall’imperatore Francesco Giuseppe e dalla vivace Sissi – di cui si rischiava di perdere gli ultimi vigneti.

Per chi ha un minimo di confidenza con la realtà agricola del Trentino (quantomai frazionata, e spesso in aree distanti fra loro), il progetto di Pietro aveva poche possibilità di decollare. Ma il giovane crede fermamente nelle potenzialità del Groppello, questo vitigno di origine retiche che recenti studi hanno riconosciuto fra gli autoctoni di più antica storia. Essere intanto arrivato a un ettaro non basta a garantire quel minimo di tranquillità economica a Pietro Pancheri. Anche perché - durante un corso di aggiornamento professionale in Alto Adige - ha incontrato Silvia Tadiello, originaria del Polesine e come lui perito agrario. Inevitabile l’amore e la nascita di due bambine che oggi contano fra gli otto e i nove anni.

Certo, per tirare avanti ci sono sempre le mele. Perché il vino – dal Groppello al Traminer al Pinot Nero – non va oltre le cinquemila bottiglie. Curate oltre ogni dire, ma del tutto insufficienti alle necessità familiari.

Dimenticavo. L’azienda (ma il termine non mi sembra molto adatto) si chiama Laste Rosse, in omaggio al colore delle rocce e ancor più a quello del terreno argilloso e rosso. Pietro e Silvia hanno l’ambizione, più che legittima, di puntare anche sui vitigni Rossi, in un territorio storicamente vocato ai Bianchi. L’accoglienza è delle più cordiali, in un ambiente semplice e suggestivo, grazie soprattutto allo straordinario scenario di cui gode. E’ appena il caso di aggiungere che cinquemila bottiglie non possono dar luogo ad alcuna distribuzione. Per cui la vendita è diretta, e la degustazione del Groppello offre non pochi spunti per una piacevole chiacchierata con Silvia.

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SILVIA PANCHERI AI CONFINI DELLA PRIVACY

 

Perito agrario, moglie, mamma, impegnata a parlare dei vini delle Laste Rosse – Groppello in testa – Silvia ha poco tempo per la lettura. Così la narrativa cede il posto alla stampa tecnica (“L’aggiornamento non è mai abbastanza”), che però va dal vino alla moda alla cucina all’arte. Tutte aree di attività dove la presenza delle donne è sempre più larga e incisiva.

Silvia è una creativa. E ha un rapporto con la pittura quantomai soggettivo. Nessun riferimento a scuole e orientamenti estetici, ma solo il pretesto per dar sfogo alla sua personalità. Di qui il progetto che vede ogni mese la nascita di una vignetta ispirata al mondo del vino. Per la musica, invece, i soli canali praticati sono la radio e i rischi, che spesso ascolta anche mentre lavora.

Il mondo politico è invece del tutto estraneo a Silvia. Lo segue da cittadina, interessata sia ai doveri che ai diritti di una donna che lavora. Teatro e cinema arrivano in gran parte attraverso la televisione, tenuto conto delle difficoltà logistiche per chi vive fra i monti.

Al centro dei suoi pensieri, c’è soprattutto la natura, vissuta in maniera profonda ed esaltante, nel segno delle sue origini terragne.

 

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