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Vini Trentini: diversi per identità

di Andrea Cappelletti

Il Trentino è una delle zone viticole di montagna che grazie alla posizione geografica, ricca di sfaccettature e pronta alle sfide ambientali sostenuta da una coralità produttiva fortemente legata al territorio, offre dei vini identitari, dall’assoluto rigore sensoriale.

La particolare morfologia alpina del territorio presenta vigneti che si dipanano dalla sponda più mite del Lago di Garda, per passare a fondo valle e poi salire fino ai ripidi pendii delle aree dolomitiche.

Una viticoltura di montagna che si estende su una superficie che ammonta a 10.033 ettari, che come detto comprende le fasce climatiche più disparate, terreni molto diversi fra loro, e una ventina di vitigni che prosperano fra i 200 e i 1.000 metri di quota.

Di anno in anno migliora il ventaglio di offerta produttiva che il sistema vitivinicolo trentino propone, grazie alla sapiente sinergia tra soggetti vitivinicoli quali cooperazione, vignaioli o aziende agricole, che hanno sempre anteposto la cultura del territorio all’individualismo.

Già nei primi anni ‘70 il Trentino vitivinicolo aderiva alle regole delle Denominazioni d’Origine Controllata. Anzi, la DOC Trentino è stata la prima, nel 1971, a tutelare i vini ottenuti da uve vendemmiate in vigneti protetti da norme proprie della Provincia Autonoma di Trento.

Dunque, “Trentino”, che precede tutta una serie di varietà d’uve per omonimi vini: ben 22, conteggiando uvaggio e versioni rosate. E ancora, il rafforzativo “Superiore” riservato a 18 vinificazioni d’annata e ulteriori selezioni in campagna. Esempio: Trentino Superiore Marzemino d’Isera. Pure il Teroldego ha una sua specifica Doc, con l’indicazione “Rotaliano”.

Dai vini allo spumante metodo classico: c’è anche una Doc Tento, legata alla città capoluogo culla delle “bollicine di montagna” e dedicata non a caso a Trentodoc. Questa è stata la prima riconosciuta in Italia e la seconda al mondo, per questo tipo di vino, dopo lo Champagne.

Senza dimenticare la Doc Lago…

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