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A proposito di acqua

di Ulderico Bernardi

Va bene che questa è una qualificata rivista enologica, ma almeno per una volta sia consentito di parlare di un’altra bevanda. Altrettanto essenziale: l’acqua! E poi siamo in tempo di Quaresima, così che l’astinenza dal frutto della vite per quanto può durare la lettura di un articolo vale a titolo di piccola penitenza. Ne abbiamo bisogno tutti, se è vero come è vero che singoli e comunità, privato e sociale, non c’è nessuno che possa chiamarsi fuori in materia di spreco di questo preziosissimo bene. Un acuto osservatore politico ha scritto che se il Novecento è stato il secolo del petrolio, questo che abbiamo davanti dedicherà tutte le sue attenzioni e preoccupazioni all’acqua. Un bene finora considerato come abbondante, accessibile con estrema facilità, trascurabile sul piano dei costi. Il rischio, invece, è che ci si ritrovi a fare amarissimi conti con questa illusione. Anche nelle nostre belle contrade, addolcite da innumerevoli corsi d’acqua, risorgive, fossatelle, rigagnoli, fiumi un tempo (prima delle centrali elettriche a monte) imponenti, fontane a getto continuo. Il guaio è che una parte importante delle acque dolci è già compromessa per l’inquinamento causato da detergenti, scarichi industriali, reflui di irrigazioni su terreni imbottiti di cento elementi chimici ostili. Aggiungiamo la dispersione, il vero e proprio scialo per indifferenza, come risultato di vecchi impianti di distribuzione dell’acqua: tubi dell’acquedotto bucati come uno scolapasta, impianti di irrigazione inadeguati, comportamenti di consumo da grandi di Spagna, per cui, per un veloce lavaggio dei denti si lascia scorrere dal rubinetto domestico una quantità d’acqua venti volte maggiore del bisogno. In cinquant’anni, con la crescita del benessere, di sciacqui e sciacquoni, e la moltiplicazione delle residenze, il consumo dell’acqua è quintuplicato in tutti i paesi ricchi. Così un altro squilibrio si aggiunge ai tanti già esistenti tra i paesi del nord e sud del mondo.…

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