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Peppe e Prisco Apicella i guru della costa d’Amalfi

di Nino D’Antonio

“Facciamo vino dalla metà dell’Ottocento, quando a Tramonti ogni famiglia aveva la sua piccola vigna. Così bisognava venderlo oltre la Costa d’Amalfi, con tutti i problemi per il trasporto. Ma eravamo i soli a produrre Tintore, Piedirosso e Bianca Zita (Falanghina, per intenderci) e a riempire barili e damigiane con vini prodotti da vitigni autoctoni, molti dei quali ancora su piede franco”.

Prisco Apicella – appena trentanni, laurea in enologia a Torino, quarta generazione di vignaioli in quel Parco dei Monti Lattari, i cui boschi degradano verso il mare di Maiori – lascia poco spazio al padre. Ma Peppe è orgoglioso del suo ragazzo. “Io so fare il vino, ma lui ne sa anche parlare. E la gente vuole capire che c’è dietro le nostre bottiglie….”.

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