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Michèle Prévost: essenza astratta

di di V.V.

Appassionata di disegno sin dall’infanzia, Michèle Prévost decide di lasciare Parigi per dedicarsi all’arte, prima a Milano, poi a Treviso, dove vive e lavora oggi, si avvicina alla pittura astratta. Le sue opere, esposte sia in Italia che in Francia, sono rappresentazioni surreali ed enigmatiche, che sembrano liquide e in perenne cambiamento. Trattano in modo molto contemporaneo il colore, la composizione, la superficie e il processo.

Il suo lavoro, basato sulla psicologia della percezione visiva, s’ispira al colore stesso e alle proprietà materiali della pittura come colore integrato. Usa una tecnica mista su tela, dove smalto e acrilico si sovrappongono per creare nuove superfici, sottolineando così la loro mutabilità nel tempo.

Il critico d’arte Antonello Rubini descrive cosi il lavoro di Michèle Prévost:

“Una pittura che dall’abbandono originario del gesto pittorico sulla superficie si definisce in forma, ora più ora meno libera, e quindi in immagine composta, in un farsi naturale che sembra in divenire, quasi che questi quadri fossero schermi proiettanti immagini in mutazione. Immagini in divenire certamente dall’essenza astratta, ma che non escludono affatto rimandi figurativi. Penso ad esempio a talune opere costruite da fasce di pittura orizzontali, poste una sopra l’altra, dove è possibile ravvisare un’eco di paesaggio, frammenti terrestri o marini, oppure, soprattutto, ai quadri in cui affiorano tracce di ricordi di viaggi da lei vissuti, dove c’è un riferimento figurativo insito. L’artista però cerca fondamentalmente la rappresentazione della pittura stessa, che qui esprime tutte le sue costitutive proprietà, rivelandosi magistralmente punto di congiunzione tra gesto, segno, colore e materia. Di queste Prévost stabilisce di volta in volta delle dominanze diverse, con grande attenzione all’equilibrio e, naturalmente, alla rispondenza emotiva di base al suo Io. Non c’è ricerca di profondità, ma tutto si ferma volutamente alla superficie, come a voler creare un muro, muro di pittura su cui far “impattare” l’osservatore.

Suggestive e forti, in definitiva le sue opere cercano di rivelare l’essenza stessa della pittura, attraverso appunto, come l’artista afferma, “alchimie della materia prima”.

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