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Olimpia Biasi: spazio, luce e colore

di Renata Giacomini

Entrare nel mondo di Olimpia significa accettare di farsi invadere da spazio, luce e colore in una vertigine pulsante che ha il rigore del vero artista e del vero artista l’estro sanguigno e quasi violento: le opere di questa affascinante signora non si fanno guardare, ti possiedono e ti stupiscono come un’epifania gioiosa.

Olimpia Biasi, trevigiana, si è formata a Venezia con i maestri dello Spazialismo, Bacci e Gaspari: ha attraversato linguaggi e tecniche diverse, rimanendo però fedele ad una poetica naturalistica espressionista e narrativa, al margine tra figurazione e metafisica astrazione.

Dal 1972 espone in personali e collettive in Italia e all’estero ed è presente in collezioni pubbliche e private. Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia, Arsenale. E alla 55° Biennale (manifestazione collaterale). Attualmente lavora con materiali di riciclo, eseguendo installazioni che hanno come tema l’energia pulsante della natura e le sue implicazioni letterarie e poetiche.

Olimpia è anche scrittrice: merito della lunga amicizia artistica con Nico Naldini, cugino di Pier Paolo Pasolini e intimo di Andrea Zanzotto che lei ritrae nelle sue matite raffinate, e merito del suo amore tutto terreno per un giardino meraviglioso del quale si occupa personalmente, e dal quale colori e fiori sembrano uscire per trasformarsi in pittura e idee. E’ al suo giardino che Sky ha dedicato un lungo documentario, così come è apparso in occasione della presentazione del suo libro “L’agapanto di Luchino”.

Come a tutti, Olimpia, chiedo la stessa cosa: 5 oggetti che ti definiscono ?

Olimpia ride e scuote la testa con l’aria di chi la sa lunga:

“Oggetti veri e propri non te li dico, perché non ci sono oggetti che definiscono le persone e le loro idee, ma ti posso dire 5 cose.

Il pennello, il colore e la tela: sono già tre cose e rappresentano quello che sono perché sono un poco me e un po’ il mio mondo. Mi rappresentano e mi definiscono e non riuscirei a pensare di non poter mettere su tela quello che medito e che nasce prima nel cuore e nella testa. Sono strumenti, ma sono strumenti che diventano un pezzo di vita.”

“Il mio giardino: anche questo non è un oggetto ma è una parte di me. L’ho creato da sola, lavorando duramente di zappa e di idee, e ora è legato a un rapporto di osmosi con la mia pittura che rappresenta sempre la natura, i suoi colori, la sua forza.”

“E infine il cibo: sembra strano vero? Ma per me il cibo è la convivialità e la terra, il rapporto con gli altri che si trasforma in scambio ed arricchimento: ho sempre ospiti al tavolo della mia cucina, e per loro preparo piatti che nascono da quello che c’è nell’orto o che compero dai produttori intorno. E’ il vantaggio di vivere in campagna, scandire il tempo attraverso la luce e attraverso i sapori delle diverse stagioni.”

E 5 oggetti che troviamo nella tua cucina ai quali sei particolarmente legata?

“Innanzitutto un quadro che ho dipinto e rappresenta il mio giardino con la pergola delle rose in piena fioritura a maggio in tutte le sfumature del giallo acido e del verde: gli sono legata e mi piace sentirlo vicino in un luogo della casa dove mi piace stare”

“Il caminetto poi: il caminetto che è calore, fuoco, amicizia, profumo e un po’ tutte queste cose insieme, per cui è bello sentire le voci degli amici, sorseggiare un bicchiere di vino e aver nell’aria l’odore della legna. E’ una sensazione, più che un oggetto”

“I miei piatti da portata: scompagnati, comperati in giro per il mondo o in qualche mercatino, che rendono ogni volta la mia tavola qualcosa di diverso e originale”

“Un coltello di ceramica giapponese: bellissimo, raffinatissimo e che naturalmente non uso perché non voglio romperlo. Me l’hanno regalato e lo trovo un oggetto stupendo da vedere: prima o dopo lo userò però sai?

Devo solo farci amicizia”

“Una zuppiera antica di ceramica di Bassano: è una sorta di cornucopia immaginaria alla quale sono affezionata, e che fa parte di quegli oggetti totem dei quali non si può fare a meno”.

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