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Mirella Brugnerotto: forme e colori

di Isabella Panfido

Estratto dal sito “Comisso e l’arte: Mirella Brugnerotto”

[...] Giovanni Comisso fu uomo del suo tempo, partecipe di quella fervente vita culturale italiana novecentesca, contrassegnata da un rapporto profondo fra arte e letteratura.

In forza di quel suo sguardo vogliamo focalizzare nel nostro blog quella miglior parte della produzione artistica contemporanea del territorio trevigiano, incentrata su alcune ­figure preminenti d’artista attraverso poche signi­cative opere, una nota biogra­fica e qualche spunto di riflessione.

 

Parte da un patrimonio di me-moria visiva Mirella Brugnerotto, accumulato negli anni degli ‘occhi nuovi’, dello sguardo bambino, quando la forma e il colore degli oggetti, e non la loro funzione, diventano l’essenza del mondo circostante.

Emozioni, affetti, traumi e trasalimenti si legano all’imprinting dell’oggetto, anche casuale ma a volte causale, che rientrava nella sfera visiva di quello sguardo vergine. La pittura prende così il ritmo di una narrazione di cose - mai simbolo -, reali presenze di un tempo dilatato e insieme compresso nel vortice del gesto pittorico, che fino al 2010, Brugnerotto rappresentava in un dinamismo furente. Spirali di segni, slabbrature di contorni, pennellate incisive e trasversali coglievano il movimento, l’imprendibilità, dell’oggetto/ricordo, il cui impatto emotivo veniva esorcizzato da una rara, a volte feroce, attitudine ironica nei riguardi del mondo.

Dopo una fase di ‘interiorizzazione’, dove gli oggetti appartenevano al mondo di una fisicità, a volta anatomica, di organismi interni, sospesi in un fluido in apparente stasi, le opere dell’ultimo triennio, così come quelle qui riprodotte, perdono quella ironia graffiante, quella sostanza autodistruttiva dell’oggetto in eterna fuga da se stesso.

Predomina invece la liquefazione delle forma, la perdita di aggressività dell’oggetto/ricordo, trovando nell’artista se non una pacicazione, certo una tregua, nella rincorsa all’imprendibile,…

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