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Storia e tradizione del Vespaiolo

di Francesca Rizzo

Un fazzoletto di terra addossato alla pedemontana vicentina, 18 chilometri in lunghezza e cinque in larghezza. Il territorio della D.O.C. Breganze va dalla vallata dellíAstico e fino alle rive del Brenta, comprendendo anche il territorio bassanese a destra del fiume, quasi ai confini della provincia di Treviso. Di quest'area, la città di Breganze, che le da il nome, è quasi il centro geografico, mentre gli altri capisaldi sono a ovest Thiene e ad est Bassano del Grappa. Quella del "Breganze" è una D.O.C. che può essere definita piccola se rapportata al complesso del panorama veneto, ma che affonda le sue radici in una tradizione millenaria, testimoniata come pregiata sin dal 1200 ed in terreni particolari che esaltano le qualità dei vitigni, sia autoctoni sia di più recente acclimatazione. Le condizioni ambientali sono fondamentali: le caratteristiche del terreno, di natura vulcanica, e del clima mite ed asciutto sono in grado di esaltare al massimo le doti intrinseche dei vitigni coltivati in questa zona. L'aristocrazia dell'entroterra veneto aveva anche in questi luoghi le proprie ville con annesse cantine, spesso di dimensioni notevoli. Perizia e desiderio di innovazione portarono Breganze a costruire tra l'Otto e il Novecento una piattaforma ampelografica capace di preservare le peculiarità del territorio.

La vite nella zona di Breganze, pur presente sia in epoca preistorica sia durante la dominazione romana, trova le prime testimonianze nel 1200 quando, il Podestà di Vicenza decretò il disboscamento a favore della vite a testimonianza dell’importanza di questo prodotto.

Nel periodo della Repubblica di Venezia i vini di Breganze ed in particolare il Vespaiolo, entrano nei racconti degli avvenimenti del tempo: il re Carlo V, soggiornando nella zona per incontrarsi con Papa Clemente VII ottiene in regalo un considerevole numero di botti di “vino Bresparolo”.

Nel 1610 Andrea Scotto nel suo “Itinerario”, elogia la produzione vinicola vicentina e cita Breganze “famosa per i vini dolci e saporiti che produce”; nel “Il Roccolo”, una specie di guida enologica della provincia di Vicenza del 1754, descrive il vino di Breganze “... si trastulli con quel grato Vespaiolo Breganzino, che a parer d’uomo Togato è miglior d’ogni altro vino...”. Nello stesso testo cita la versione passita “ ... ed è uno dei più eccellenti liquori, è veramente saporitissimo”.

Nel 1855 a Vicenza, in occasione della prima “Mostra dei prodotti Primitivi del Suolo”, viene fatto un catalogo che elenca 120 varietà e uve a bacca rossa e 77 a bacca bianca dove compare anche la vespaiola o bresparola, come chiamata in loco.

Una nuova fase viticola per il Breganze inizia dopo la seconda Guerra Mondiale, dove si incentiva anche la messa a dimora di nuove barbatelle di vespaiolo.

La “rivoluzione” ampelografia post bellica ha comportato un aumento qualitativo delle produzioni enologiche, tanto che nel 1969 è stato ottenuto il riconoscimento della DOC “Breganze” per i vini “Breganze Rosso”, “Breganze Cabernet”, “Breganze Pinot Nero”, “Breganze Bianco”, “Breganze Pinot Bianco” e “Breganze Vespaiolo”.

Nelle successive modifiche del disciplinare di produzione del 1995 e nel 2008, vengono implementati fino a 16 i vini a D.O.C. Breganze: soprattutto dal 1995 può fregiarsi della denominazione d’origine controllata “Breganze” la gemma enologica delle pedemontana vicentina, il Torcolato. Il grande contributo alla fama della denominazione “Breganze” è il risultato sia delle caratteristiche pedoclimatiche dell’areale del Breganze D.O.C., sia delle capacità dei vignaiuoli locali, che hanno saputo esaltare la qualità dei propri vini aprendo loro scenari non solo locali ma internazionali; và citata anche l’associazione Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze che, negli anni, hanno affiancato i viticoltori nel rafforzamento dell’immagine dei vini locali non tralasciano la tutela del territorio dal degrado e la valorizzazione del paesaggio, favorendo il turismo eno-gastronomico e rurale.

L’emblema della denominazione Breganze è l’autoctono Vespaiolo, vinificato in triplice versione: fermo, spumante e passito, in quest’ultimo prende il nome di Torcolato.

L’uva Vespaiola viene chiamata così perchè il suo succo è particolarmente dolce e per questo è amato dalle vespe.

Il vino Vespaiolo che presenta un’interessante predisposizione all’invecchiamento è caratterizzato da una colore paglierino con riflessi verdognoli in gioventù, profumo di buona intensità, elegante e non aggressivo, con sentori floreali e fruttati come l’acacia e gli agrumi. In bocca presenta una freschezza invidiabile per la presenza di una naturale acidità.

Per quanto riguarda la punta di diamante dell’enologia di Breganze il Torcolato, è ottenuto dai più bei grappoli appassiti di uva Vespaiola. Sintesi di modernità e tradizione, il Torcolato si presenta con un colore giallo oro carico, con fragranze che richiamano il miele e l’uva passa.

Il suo gusto dolce-non dolce, armonico, vellutato, pieno e rotondo ricorda la frutta matura, il miele e l’uva sultanina. E’ un vino “da meditazione”, ottimo da solo ma eccellente a fine pasto con dolci secchi, dà il massimo sui formaggi erborinati.

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