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Aglio, antico talismano

di Enzo Gambin

Tra simboli magici presenti dall’Età del bronzo e del ferro è facile trovare l’aglio, si appendeva in mazzi agli usci delle capanne, con lo scopo di allontanare gli spiriti malvagi, portatori di malattie e morte.

Nell’antica religione egiziana, gli adoratori di Sokar, divinità degli inferi, si ornavano con ghirlande di aglio prima di celebrare riti in suo onore, ma non di meno avveniva nell’antica Grecia con i seguaci di Ecate, divinità di origine pre-indoeuropea della magia e degli incroci, era signora dell’oscurità, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti, era invocata da chi praticava la magia nera e l’evocazione dei morti.

Il significato negativo, come pure quello positivo, dell’aglio è legato come pianta al mondo degli inferi, quindi dei diavoli, oltre che per il suo odore sulfureo, esalazioni che giungono direttamente dall’Inferno.

Ancora oggi le dottrine spirituali segrete considerano l’aglio come uno degli elementi protettori per allontanare l’invidia e le cattive vibrazioni.

Chi non ricorda gli anni Settanta con Peppino De Filippo, che interpretava il mitico “Pappagone”, introverso, confusionario e iellato, che prima di mettersi nei pasticci, recitava una formula scaramantica anti malocchio:

Aglio, fravaglio,

fattura canun quaglio,

corna, bicorna,

capa r’alice

e capa r’aglio

Alla base di tutte queste credenze sull’aglio c’é un’indiscussa attendibilità, questa pianta è dotata di proprietà salutistiche e, questo, grazie a una notevole percentuale di allicina, un composto utile per la salute umana, solo che ha il difetto di essere maleodorante, tanto che i Greci lo chiamavano anche “rosa fetida” e ne vietavano l’accesso ai templi di Cibele, la Grande Madre, di uomini e Dei, a chi l’avesse usato poco prima.

Eppure i Greci ben sapevano che l’aglio era un valido aiuto per i dolori addominali e gli atleti lo usavano per migliorare le loro prestazioni durante le gare, mentre i guerrieri ne assumevano abbondanti quantità per aumentare il loro coraggio prima di una battaglia. Omero si è interessato all’aglio, come protettore di malefici, e, nel decimo canto dell’Odissea, lo presenta contro i filtri magici della maga Circe:

mentre [Ulisse] sta entrando [nella dimora della maga circe], si fece a me contro il signore

dell’aurea verga, Ermète, che simile in tutto pareva

a giovinetto che imbruna la guancia, negli anni piú cari.

Egli mi prese per mano, volgendomi queste parole:

«Misero, e dove vai, solo solo, per queste colline,

che non conosci il paese?

…...

Entra pur nella casa di Circe; ma prima quest’erba

prendi, che l’ora fatale terrà dal tuo capo lontana.

……

Quando ebbe detto così, un’erba mi die l’Argicida,

che la divelse dal suolo, mi disse qual n’era il potere.

Negra essa avea la radice, sembravano latte i suoi fiori:

ailis la chiamano i Numi: né facile cosa è sbarbarla

per i mortali; ma tutto concesso è ai signori del cielo

Sull’origine del termine “aglio” i pareri sono diversi, si va da una derivazione greca ”ἄγλις”, ailis, “spicchio d’aglio”, poi passato al latino come “allium”, aglio, e si giunge a una provenienza antica celtica di “all”, con il significato di “acre, o, bruciante“.

Furono i Romani a diffondere l’aglio in Europa, i legionari ne avevano sempre una scorta per curare le infezioni, tanto che Plinio il Vecchio, 23 – 79, nella sua “Naturalis Historia”, al capitolo XX, scriveva:”L’aglio ha gran forza, e grande utilità contro la mutazione delle acque e dei luoghi. Con l’odore scaccia le serpi e gli scorpioni, e, come dicono alcuni, guarisce i morsi d’ogni bestia, bevendosi, o mangiandosi, о ungendosene; e particolarmente giova alle morici [emorroidi], dato col vino per vomito.”

Nell’Egloga II delle Bucoliche, il poeta Virgilio, 70 a. C. – 19 a. C., presenta l’aglio come parte di una saporita mescolanza di verdure: “A quest’ora anche gli animali cercano l’ombrosa frescura, a quest’ora i rovi spinosi nascondono anche i verdi ramarri, e Testili pesta aglio e serpillo [timo], erbe odorose, per i mietitori stanchi della rovente calura; attorno a me invece, mentre seguo le tue orme, risuonano dagli alberi sotto il sole ardente le stridule cicale”.

Marco Terenzio Varrone, 116 a.C. –27 a.C., letterato e agronomo romano in “Satire Menippee” diceva: “Ubi Roma ibi allium”, “Dove c’è odore d’aglio c’è Roma”, e continuava”Avi et atavi nostri, cum allium ac cepe verba eorum olerent, tamen optime animati erant” “I nostri nonni e bisnonni erano persone di nobilissimo animo nonostante i loro discorsi sapessero di aglio e di cipolla”.

Non a tutti i romani, però, piaceva l’aglio, Orazio, 65 a.C. – 8 a. C., ad esempio lo odiava, così in “Epodo”, scrisse i giambi, poesia scherzosa, contro l’amico Gaio Cilnio Mecenate, 68 a. C. – 8 a. C., politico romano, che glielo aveva fatto mangiare con l’inganno:

Se qualcuno, con mano empia, taglia la gola al vecchio padre,

dovrà mangiare l’aglio, che è peggio della cicuta.

O duri stomaci dei mietitori! Che veleno è questo, che mi strazia le viscere?

Forse sangue di vipera, cotto di nascosto con le erbe?

O è Canidia che ha preparato questa porcheria?

Quando Medea contemplò fra tutti gli Argonauti il loro splendido capo, con questo lo unse,

quando doveva mettere ai tori il giogo a loro ignoto, di questo imbevve i suoi doni

per vendicarsi della rivale e fuggire sul drago alato.

Mai tanta arsura calò dalle stelle sopra la Puglia assetata,

né più di questo bruciava il dono indossato sulle spalle dal possente Ercole.

Se avrai ancora di simili voglie, spiritoso Mecenate,

ti auguro che la tua bella opponga la mano al tuo bacio,

e vada a dormire sulla sponda del letto.

In epoca Rinascimentale nelle “regole” della Scuola Salernitana l’aglio era rimedio contro i veleni e condimento universale.

Cap. XIII

Contro i veleni

Questi son gli strali contro i velen mortali:

aglio, noce, ruta, pera,rafano e teriaca vera.

Cap. XXII

Un condimento universale

Mescola per benino salvia, sale, aglio,pepe, prezzemolo, vino:

con miscela ben dosatane vien salsa prelibata.

I poteri occulti dell’aglio tornano con “Il conte Dracula”, il vampiro per eccellenza, personaggio creato dallo scrittore irlandese Bram Stoker nel 1897 e interpretato in tanti film come “Dracula”, del 1930, “Dracula il vampiro”, 1958, “Intervista col vampiro”, 1994, “Van Helsing”, 2004, “Twilight”, 2008.

In ogni film il vampiro ha due punti deboli, la luce e l’aglio, e, anche se alcuni scienziati hanno provato a dare una spiegazione in cui i vampiri, un tempo non fossero altro che individui affetti da “porfiria”, una malattia metabolica che escludeva l’uso dell’aglio, sta di fatto che questa pianta rimane legata a ciò che è “nascosto”, in contrapposizione a ciò che è “visibile”.

Piace però quanto espresso sull’aglio da Pellegrino Artusi in “L’arte di mangiar bene”, 1891, “...Gli antichi Romani lasciavano mangiare l’aglio all’infima gente, e Alfonso re di Castiglia tanto l’odiava da infliggere una punizione a chi fosse comparso a Corte col puzzo dell’aglio in bocca. Più saggi gli antichi Egizi lo adoravano in forma di nume, forse perché ne avevano sperimentate le medicinali virtù: e infatti si vuole che l’aglio sia di qualche giovamento agl’isterici, che promuova la secrezione delle orine, rinforzi lo stomaco, aiuti la digestione e, essendo anche vermifugo, serva di preservativo contro le malattie epidemiche o pestilenziali....”.

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