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Abitudine al gusto

di Annibale Toffolo

Il senso del gusto (anzi del “buon gusto” a tavola) nasce in famiglia, nella primissima infanzia.

Verrà poi influenzato, e spesso negativamente, dalla scuola.

Oggi, gran parte dei bambini consuma il pasto a mezzogiorno alla mensa scolastica.

E qui vengono in genere serviti piatti freddi o precotti e riscaldati, privi di gusto ed estranei alla tradizione gastronomica locale, ma soprattutto difformi rispetto al gusto che i bambini si sono lentamente costruito in famiglia.

Viene servita, solo per fare un esempio, polpa di granchio surgelata importata dalla Cina, oppure si mettono davanti a quei piccoli hamburger surgelati e riscaldati nel forno a microonde, cuscus o minestre liofilizzate che spesso sono rifiutate.

Le cosiddette “tabelle dietetiche” elaborate dagi specialisti fanno la somma delle proteine, delle vitamine, dei minerali e degli zuccheri necessari al bambino, senza nessuna attenzione al suo gusto, e soprattutto alla “sua” abitudine al gusto.

Sarebbe invece necessario che l’educazione alimentare, almeno così come viene praticata nelle scuole italiane, non fosse basata soltanto sulle calorie ma anche (e soprattutto) sui sapori, sui profumi, sugli aromi di un determinato alimento. Altrimenti tanto varrebbe mettere i bambini tutti in fila e praticare a ciascuno, a mezzogiorno, una fleboclisi nutritiva che garantisca tutti gli apporti vitaminici, calorici, proteici eccetera.

E’ qui, allora, che dovrebbe intervenire la società, attraverso le sue strutture politiche, amministrative ed economiche, per promuovere una corretta educazione al gusto nella scuola.

Educazione utilissima, anzi necessaria, specie in un periodo in cui la famiglia molto spesso non assolve pienamente al proprio ruolo di educatrice primaria al gusto del bambino

 

Annibale Toffolo

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