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Appariscente Luccio

di Enzo Gambin

Diffusissimo in quasi tutte le superfici di acqua non eccedenti il limite della regione montana, il luccio è, tra i pesci del Benaco, il più conosciuto.

“Nel 1860 al Monte della Croce un sardenar de Garda ne pescò in una sola retata quattro quintali, mentre più di cento individui forarono la rete. Il sardenar si dedicava alla pesca del luccio anche durante gli strovi, cioè nelle notti prive di luna, raccogliendolo dal fondo… Nei primi anni della tirlindana non erano rare quelle pesche che nella primavera e nell’estate arrivavano a catturare uno o due quintali per settimana... il luccio dati i suoi costumi offre un sicuro tozzo di pane al pescatore onesto, e questa ragione non è certo da trascurare...” (La pesca nel lago di Garda, anno 1897, Accademia d’Agricoltrura Scienze e Lettere di Verona).

Il lago è l’ambiente preferito dal luccio. I grandi spazi, le grandi profondità e l’abbondanza di cibo gli permettono di raggiungere taglie ragguardevoli. “Variabilissimo nel peso può raggiungere fino a 13 kg con una lunghezza di circa m. 1,252, è questo l’individuo massimo pescato nel Benaco” (I pesci del Trentino- Canestrai R., 1880)

Il problema della pesca nel lago di Garda è sempre stata di individuare i luoghi in cui era presente il predatore, la bravura del pescatore riconosceva il letto del lago e sapeva dove erano gli erbai sommersi, i canneti e i tronchi, luoghi preferiti dal luccio.

La stagione migliore per la pesca del luccio era l’inverno ma la sua cattura è sempre stata buana anche in altre stagioni. I pescatori però, a seconda degli interessi, erano di diversi pareri tanto che si rivolsero al Tribunale di Verona che, con processo 366 del 1748, dispose “Per la tutela dei pesci del Benac pescare i lucci è permesso sempre e di qualunque dimensione”.

“I suoi segni più vistosi sono un corpo allungato, il muso oblungo e a spatola, la pinna dorsale ben sviluppata e posta all’indietro. Il suo dorso è rettilineo, la bocca è enorme ed è carnivoro e…

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