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Golf Club Verona

di Paolo Pilla

In quella parte del nostro bel Paese, nell’atmosfera particolare dovuta al microclima del lago di Garda, il più grande d’Italia, c’è Sommacampagna distesa tra le colline prossime al lago, al margine della pianura padana. Qui alberga il Golf Verona, un Campo che mi ha sempre affascinato. Sono molti i Campi da Golf che fanno da corollario al Benaco, a diciotto o più buche, tutti molto belli. Mi piace rivolgermi al Golf Verona, che già nel suo nome racchiude l’essenza del carattere della città di cui porta il nome: una città ordinata, laboriosa, elegante. Al Golf Verona ci ho giocato dopo una nottata di forte pioggia, e ho potuto assaporare una sua felice particolarità: la velocità con cui la tanta pioggia caduta si disperde, lasciando in breve tempo un terreno perfetto per la partita. Il mio gioco non è stato al meglio in quelle buche tecniche. Bene si è trovato però il mio spirito, a vivere quel percorso di grande armonia, leggermente collinoso, con un riposante bosco ricco di querce, carpini e castagni, alcuni secolari. Per l’assoluto rispetto dell’ambiente nella cura del percorso in maniera compatibile, il Golf Club Verona ha avuto, già dagli anni ’80, l’importante riconoscimento della bandiera “Impegnati nel verde”.

L’inaugurazione delle prime nove buche è del ’63, nate dal desiderio di alcuni appassionati benestanti, sul sapiente tracciato dell’architetto inglese John Dering Harris abile giocatore di Golf, stimato in tutto il mondo per il suo intervento su centinaia di percorsi in quattro continenti. L’interesse che l’iniziativa ebbe a riscuotere, generò in breve tempo il raddoppio delle buche. In anni più recenti, poi, il percorso si è arricchito della rivisitazione di Baldovino Dassù e Alvise Rossi Fioravanti, che ne hanno accresciuto l’aspetto tecnico, rendendolo più aggressivo nella difesa dei green con dossi e bunker, conservando però le caratteristiche di rispetto della copiosa vegetazione sulle 18 buche mai banali. Più impegnative le prime,…

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