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Bere per... dimenticare

di Michele Scognamiglio

Tra i detti popolari attribuiti alle bevande alcoliche in particolare a quelle “toste”, molto diffuso ed altrettanto sperimentato vi è quello di una sua valida capacita amnesica, ovvero di aiutare a dimenticare quanto non merita di essere ricordato.

Se si è vittima di uno struggente malanno d’amore, quando brutti ricordi o piu semplicemente preoccupazioni cominciano a “ruminare” senza tregua nella mente, sono molti coloro che si rivolgono alle bevande alcoliche in cerca di sollievo.

Bere per dimenticare diventa spesso in questi casi uno dei rimedi più praticati con la speranza di narcotizzare sentimenti ed emozioni sgradevoli ed approfittare in qualche modo della “quiete” dell’assoluto presente.

Confidare nell’effetto anestetico o antimnemonico dell’alcol è del tutto sbagliato, i problemi si affrontano con cervello vigile non obnubilato dai vapori dell’alcol.

 

Alcol, un aiuto alla memoria?

 

La scienza rincara la dose e ci informa che il ricorso all’alcol, potrebbe per tale “indicazione” addirittura rivelarsi controproducente.

Un drink in più o una sfilza di “shot” (equivalente anglosassone dei nostrani cicchetti) oltre ai danni acuti e gettare le basi per quelli cronici potrebbero paradossalmente rappresentare un “aiutino” per la memoria.

Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, ha dimostrato che la stimolazione della memoria è legata a quanto una persona ha bevuto.

Nella pratica, maggiore è la quantita di alcol assunta e tanto migliore sarà la memoria nel day after di quanto appreso o vissuto poco prima di una bevuta coi fiocchi. L’esperimento condotto dal team inglese ha coinvolto circa un centinaio di volontari, maschi e femmine dai 18 a oltre i 50 anni di eta. Alle “cavie” è stato assegnato dapprima il compito di imparare una serie di nuove parole, e una volta verificata l’avvenuta memorizzazione, sono state suddivise in due gruppi differenti. I membri del primo gruppo (i più fortunati) potevano bere liberamente tutto l’alcol che volevano e di cui erano capaci, il secondo quello dei più morigerati invece doveva tenersi a debita distanza dal bicchiere.

Dopo aver misurato i livelli di alcol nel sangue, ai partecipanti è stato somministrato un questionario per verificare quante parole della lista studiata riuscivano a ricordare.

I risultati dell’esperimento realizzato in ambiente naturale e non in laboratorio sono stati estremamente interessanti. Chi aveva bevuto, riusciva a ricordare molto meglio degli altri le nuove parole imparate precedentemente con un successo proporzionale alla quantità di alcol consumato.

Tra le diverse teorie proposte per spiegare l’aiuto alla memoria fornito dall’alcol, quella più condivisa propone che l’alcol blocchi l’apprendimento di nuove informazioni. In altre parole, generose e ripetute bevute avrebbero la capacità di impedire la conversione delle informazioni apprese in corso o immediatamente dopo un festino alcolico in dati memorizzati.

In tal modo il cervello, non potendo trattenere quanto appreso dopo l’alcol, avrebbe più risorse per convertire le informazioni registrate appena prima dell’arrivo dell’alcol in memoria a lungo termine.

A coordinare le operazioni scende in campo l’ippocampo, un’area del cervello molto importante per la memoria, il cui fondamentale compito consiste nel trasformare un’informazione sfuggente in una conoscenza consolidata.

Insomma, immediatamente dopo una cocente delusione d’amore meglio non affidarsi alla bottiglia per dimenticare, si corre il fondato rischio di non togliersi più dalla testa chi ha straziato il cuore. Meglio mettere subito le mani avanti: l’abuso alcolico è assolutamente sconsigliato per la salute. Tuttavia, evitando accuratamente esagerazioni, potremmo aver trovato in un sorso di alcol dopo una giornata di studio “matto e disperato” un imprevisto quanto gradito alleato.

Per il bene della Scienza... sperimenterò!

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