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Le valutazioni dei vini

di Annibale Toffolo

Dire che l’Italia, anche nel vino, è il Paese dei premi è un po’ come svelare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.

Come si svolgono oggi i concorsi a premi dedicati al vino. Innanzitutto, i vini partecipanti sono divisi in categorie; per ciascuna di esse vengono premiati esclusivamente i vini che hanno ottenuto i punteggi maggiori, in ogni caso al di sopra degli 85/100.

La valutazione generalmente viene fatta da commissioni composte di 5 membri, di cui tre enologi italiani e due giornalisti di settore, in alcuni casi anche stranieri. Ogni vino viene sottoposto all’analisi di due commissioni e, pertanto, per ciascun prodotto risultano compilate 10 schede di valutazione ed espressi 10 punteggi.

Altra particolarità degna di nota riguarda il meccanismo di servizio: all’atto della degustazione, ogni commissario conosce del vino in esame esclusivamente il numero di presentazione, la tipologia, la categoria e l’annata dichiarata. In questo modo, ogni degustatore esprime una valutazione in termini assoluti, in un confronto ipotetico con le migliori produzioni di quel genere che egli conosce e ricorda.

Da decenni, ogni contrada vitivinicola italiana impone una piccola o una grande competizione tra coloro che si dedicano al mestiere del vino e, nel tempo, hanno via via regalato i loro “capolavori” più o meno riusciti all’enologia di casa nostra. Sia ben chiaro, non vorrei dare l’impressione di sottovalutare o, tanto meno, di rinnegare quelle competizioni serie che hanno contribuito e contribuiscono ad accrescere, nel contesto mondiale, l’immagine del vino italiano. Ritengo soltanto di dover dire che, anche in questa materia come in mille altre, in Italia ci vorrebbe un po’ più di coordinamento tra i vari organismi ed un tantino in più di programmazione.

Senza negare l’utilità delle iniziative che nascono nel piccolo delle singole zone di origine o dei comuni, pensare ad un numero minore di premi, ma di importanza più consistente, non mi pare un’ipotesi troppo campata in aria.

D’altro canto, non si può nemmeno ignorare la funzione stimolatrice che questi premi hanno esercitato nell’Italia vinosa degli anni passati, quando la loro presenza ha in molti casi aiutato la crescita qualitativa di questo o di quel prodotto, di questa o di quella zona di origine. Razionalizzare, comunque, si dovrebbe, soprattutto per meglio indirizzare gli impegni profusi ed investire in modo efficace quei capitali (pochi per la verità) che sono a disposizione di questo settore.

Annibale Toffolo

 

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