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Come, dove e quando

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LA CANTINA CABERT SI AGGIUDICA 13 MEDAGLIE D’ORO E UNA D’ARGENTO

 

Sono passati più di 60 anni da quando Cabert, Cantina di Bertiolo, poteva essere definita una piccola azienda vinicola. Ogni giorno vengono imbottigliati oltre 200 ettolitri di vino e distribuiti in più di 25 paesi. Nonostante questo, però, spiega Giuseppe Crovato, presidente di Cabert, “non abbiamo assolutamente dimenticato che la qualità non si misura con la dimensione della cantina, bensì con la qualità del vino. Pur continuando ad entrare in nuovi mercati, il nostro impegno per garantire il miglior prodotto non solo è costante, ma è diventato un fondamento su cui si basa la nostra filosofia”.

Cabert inaugura così la vendemmia 2022: al Concorso Internazionale Gilbert & Gaillard sono stati inviati 14 vini, premiati con 13 medaglie d’oro e una d’argento.

La Cantina ha iniziato un percorso di rilancio e attenzione verso il mercato italiano già nel 2021, con la creazione della linea Cabert Storia, composta da due primi vini dei Colli Orientali del Friuli. Una linea che rappresenta l’inizio di un percorso che ambisce al raggiungimento di un solo obbiettivo: valorizzare al massimo l’espressione dei vini del Friuli Venezia Giulia, anche in terroir che finora sono stati poco considerati. Già nel 2021 sono stati numerosi i premi e le medaglie d’oro che hanno onorato il lavoro svolto sul Sauvignon e il Merlot Cabert Storia. I vini presentati quest’anno al Concorso Internazionale Gilbert & Gaillard spaziano da prodotti con uve selezionate dei Colli Orientali del Friuli, fino ai vini di pianura, anche in formato Bag in Box.

Di seguito i vini premiati, con relative medaglie e note degustative:

Friulano 2021 Friuli Colli Orientali Cabert Storia: Medaglia d’Oro

Sauvignon 2021 Friuli Colli Orientali Cabert Storia: Medaglia d’Oro

Ribolla Gialla Friuli Colli Orientali Cabert Storia: Medaglia d’Oro

Pinot Grigio 2021 Friuli Colli Orientali Cabert Storia: Medaglia d’Oro

Brut Cabert Ribolla Gialla CABERT: Medaglia d’Oro

Prosecco DOC Rosé CABERT: Medaglia d’Oro

Prosecco DOC CABERT: Medaglia d’Oro

Pinot Grigio 2021 CABERT: Medaglia d’Oro

Pinot Nero Bag in Box La Cantina di Bertiolo: Medaglia d’Oro

Ribolla Gialla Bag in Box La Cantina di Bertiolo: Medaglia d’Oro

Trainer Bag in Box La Cantina di Bertiolo: Medaglia d’Oro

Merlot Bag in Box La Cantina di Bertiolo: Medaglia d’Oro

Sauvignon Bag in Box La Cantina di Bertiolo: Medaglia d’Argento

 

 

A VALDOBBIADENE LA MOSTRA FOTOGRAFICA “A DISEGNAR LE VIGNE” UN RACCONTO PER IMMAGINI PROMOSSO DALL’AZIENDA LE COLTURE

 

Dopo la tappa milanese, la mostra fotografica “A disegnar le vigne. Le Colture un racconto per immagini” è arrivata a Valdobbiadene, presso l’Ex Opificio di Villa dei Cedri. Molto più di una semplice raccolta fotografica ma piuttosto una testimonianza per immagini volta a rendere omaggio al territorio di Valdobbiadene attraverso una serie di iconici scatti nati dalla libera interpretazione del noto fotografo marchigiano Lorenzo Cicconi Massi. “La nostra è una terra meravigliosa e generosa – racconta Veronica Ruggeri, cotitolare dell’azienda Le Colture che ha promosso l’iniziativa - e sentivamo il bisogno di trovare un modo per renderle omaggio. A disegnar le vigne è prima di tutto un progetto editoriale, pubblicato da Marsilio nello scorso 2021, e che si fa mostra per condividere con tutti la rappresentazione di una Valdobbiadene autentica, di quei contadini che hanno creduto e ancora credono nella loro terra, è dedicato a Santo Stefano di Valdobbiadene e alla nostra azienda, come testimonianza.

La libera espressione con cui Lorenzo racconta le nostre colline si traduce in una visione intima, dove la realtà risulta rarefatta all’obiettivo e che pur muovendosi senza una trama precisa arriva dritta al cuore.

Ci auguriamo che tutto questo possa essere trasmesso a quanti avranno modo di visitare la mostra ed emozionarsi in questo viaggio di ombre e luci del nostro paesaggio, rendendo eterne le nostre colline, che parlano di passato, presente e futuro.” In questa raccolta, composta da circa 50 immagini, l’autore racconta infatti, attraverso uno storytelling sartoriale e a tratti quasi fiabesco, un anno di ritmi, pensieri ed emozioni che nascono e si evolvono nelle vigne di Valdobbiadene, luogo magico incastonato tra le colline dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità per il loro inestimabile valore paesaggistico.

LA DOC PROSECCO RAFFORZA LA TUTELA

 

Il Consorzio ha inoltre potenziato ulteriormente i controlli sul commercio online, vista la crescita esponenziale delle frodi in questo segmento di mercato.

I numeri, in tale contesto, sono da record: dal 2020 ad oggi sono più di 10.000 i controlli svolti e oltre 2.500 le inserzioni di vendita fatte cessare in quanto ritenute in contrasto con la normativa sull’uso corretto della Doc Prosecco. “Il Consorzio - prosegue Zanette – intende consolidare ulteriormente le azioni di tutela della denominazione, consapevole dell’assoluta centralità di questa attività nel panorama dei compiti affidati ai Consorzi che, per l’appunto, si qualificano come “di tutela”.

Il termine “Prosecco” costituisce il patrimonio fondante del nostro sistema, rispetto al quale è necessario agire con rigore e coerenza al fine di evitare che le controparti possano trovare punti di debolezza capaci di inficiare la nostra attività. I numerosi tentativi di uso scorretto della denominazione, alcuni dei quali già riscontrati in passato, con il passare del tempo tendono a divenire sempre più insidiosi.

Sappiamo -conclude Zanette- che ci aspettano ancora molte sfide, per affrontare le quali sarà più che mai necessario essere uniti nell’interesse dei consumatori e dei nostri sistemi produttivi”.

 

UNA FAMIGLIA CHE DA SECOLI PRODUCE VINO PER LE MONARCHIE

 

Evidentemente i vini di Umberto Bigai hanno un certo “feeling” con le monarchie europee. E ciò dura da qualche…secolo. Negli anni scorsi Umberto Biagi, la cui famiglia produce vini a Barco di Pravisdomini dal 1587, fu contattato da un emissario della Casa Reale inglese in visita in Toscana di alcuni immobili (la terra di Dante è molto gradita ai sudditi si Sua Maestà). L’emissario inglese era alla ricerca di prodotti d’eccellenza con una storia alle spalle. E fu così che decise di portare a Buckingham Palace lo spumante “Pra’ dell’Oro” che viene prodotto secondo precise regole che si accosta ai migliori Champagne Premier Cru. Tra l’altro per alcuni secoli la famiglia Bigai portava il vino nelle tavole aristocratiche dei nobili dell’Impero austriaco. E tutto ciò è confermato da documenti d’archivio. Nel 1587: Giacomo Bigai è "livellario" dei signori di Panigai e produce vino e frumento nella località di Barco, oggi frazione di Pravisdomini. Un documento reperito da Luigi Zanin tra le carte del Fondo Panigai -conservato all'Archivio di Stato di Udineattesta in maniera inequivocabile come la famiglia Bigai in quell'epoca, e probabilmente già da tempo, producesse vino in qualità di affittuaria delle terre feudali di Panigai nella forma del "livello", un istituto giuridico in uso dal Medioevo all'800 che prevedeva il pagamento di un affitto in denaro o in natura al proprietario. La formula livellaria veniva di solito attribuita ad agricoltori esperti, e comportava un rapporto fiduciario superiore e di maggior durata rispetto a quello dei mezzadri e la possibilità di riscattare la proprietà. Ma è con l'arrivo degli austriaci nei domini ex-veneziani, a seguito del Trattato di Campoformido (1797), che Giovanni Bigai fa il "salto di qualità" sociale, divenendo esattore delle tasse dovute ai nuovi conquistatori dagli abitanti di un vasto territorio, come attesta una lapide presente sul campanile della chiesa parrocchiale di Barco. La stessa torre campanaria viene ricostruita a spese dell'"exactor", si acquistano molte terre dell'exfeudo Panigai -caratterizzate da una composizione calcarea che dona ai vini corpo e struttura non comuni- e la tradizione vinicola della famiglia prosegue e si affina. Cinque secoli e più di viticoltura rappresentano un DNA di gusto, sapienza e qualità che ben pochi produttori possono vantare e oggi i vini di Umberto Bigai, combattente coraggioso contro le dominanti omologazioni commerciali, lo testimoniano.

Appunto Umberto Biagi classe 1948 diploma di enologo nel 1970, giusto mezzo secolo fa, prosegue dando una svolta ulteriore all’azienda che si estende anche nel territorio mottense. Suo padre Antonio è stato per molti anni primario all’ospedale di Motta di Livenza. Bigai ha selezionato l’umore della terra o il terrior se vogliamo e lo spirito della pianta lo ha memorizzato dentro di sé. Non è un caso se il Maestro Davide Liani direttore del conservatorio veneziano “Benedetto Marcello” lo definiva “Il poeta del vino”. (L. B.)

GRAPPA E VINO IN TRENTINO: INSIEME PER PROMUOVERE IL TERRITORIO, QUALITA’ E STORIE IN SINERGIA

 

Che il Trentino fosse la patria del gioco di squadra non è una novità, come lo è la storica collaborazione che da inizio anno vedrà insieme due importanti istituzioni del territorio collaborare per la promozione e la comunicazione.

L’Istituto Tutela Grappa del Trentino (25 soci) e il Consorzio Vini del Trentino (oltre 90 soci) si sono infatti ufficialmente legati da una partnership per la gestione delle risorse umane ed economiche finalizzate a promozione e comunicazione di aziende e territorio.

«Una opportunità, arriverà da un cambio gestionale non facile, ma con la buona volontà e la tenacia dei distillatori trentini e dei viticoltori rappresenta la conclusione di un percorso auspicato anche dall’Assessore provinciale all’Agricoltura, sempre più nell’ottica di completare la filiera produttiva dalla campagna alla vite al vino e alla grappa, tutto rigorosamente con un po’ di orgoglio Trentino», hanno sottolineato nell’occasione i due presidenti Bruno Pilzer e Pietro Patton, rispettivamente dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino e del Consorzio Vini del Trentino.

Il Presidente del Consorzio Vini del Trentino Pietro Patton condivide in toto il pensiero del Presidente Pilzer: “Il Consorzio si è prefissato l’obiettivo di lavorare in un’ottica integrata di sviluppo del territorio a 360 gradi.

Il gioco di squadra, insito nella natura di una realtà associativa come la nostra che raccoglie oltre 90 soci, è per noi un passaggio imprescindibile per consentire al nostro territorio trentino di svilupparsi in tutte le sue potenzialità”.

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