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Il golf club Colli Berici

di Paolo Pilla

La terra berica è territorio che ha del mistero, un Veneto che affascina: incantano le sue rocce, le sue grotte carsiche, i suoi mulini ad acqua, le numerose antiche fontane al servizio dei lavatoi. Propaggine terminale delle Prealpi, i Colli Berici formano l’area paesaggisticamente più rilevante del vicentino a Sud del capoluogo; si distinguono da quelli padovani per diversità di roccia, ricchezza di avvallamenti, conferendo a essi un aspetto più alpino. È terra antica, nel lago Fimon sono state rinvenute palafitte, a testimoniare la presenza dell’uomo tremila anni prima di Cristo, uomo che già si dedicava alla coltura della vite, come ne danno testimonianza i resti di vinaccioli. I dintorni di villa Giulia, chiamati “prigioni longobarde”, inglobano eremi, e case rupestri usate come abitazioni fino a pochi anni fa. È emerso anche, che qui è passato l’uomo di Neanderthal.

È in questo ambiente speciale che si trova il Golf Colli Berici, noto anche come Golf Brendola, dal nome di quella sorprendente cittadina poco a sud di Vicenza. Il Circolo del Golf è collocato a 300 mt di altitudine sulle propaggini dei Colli Berici, a un balzo dal congiungersi ai Colli Euganei, il loro naturale prolungamento.

La viabilità, che in parte risale al Neolitico, testimonia Brendola già abitata all’età della pietra. Per il territorio è un vanto il suo passato preistorico, confermato dai reperti archeologici venuti alla luce in tutta l’area. Ci racconta la storia che, in epoca romana, Brendola fu oggetto di centuria per i soldati veterani. Di quel tempo sono stati rinvenuti in abbondanza materiali fittili e monete. La località, che ebbe il suo castello, fu centro di potere, privilegio concesso da Ottone III al Vescovo di Vicenza. Ebbe a subire vicissitudini nelle aspre lotte tra Guelfi e Ghibellini, in tali traversie, Ezzelino da Romano finì per ridurre gli abitanti alla miseria. Fu territorio degli Scaligeri, e poi della Serenissima Repubblica di Venezia. Ingenti danni derivarono dalla guerra accesa dalla Lega di Cambrai, poi dagli Spagnoli. Trovò al fine Il suo destino, comunque legato a quello della Serenissima, finché divenne Italia.

Per arrivare al Golf dei Berici, l’auto si deve arrampicare; la strada che porta al Club si chiama infatti “Strada monti comunali”. Percorrendola a primavera inoltrata, si rimane sorpresi alla vista e al profumo delle stupende fioriture spontanee, tra cui spiccano particolari specie di variopinte orchidee: ce ne sono 35 varietà!

Raggiunto il Club, ci si immerge nella quiete di quell’atmosfera, si respira la buon’aria. Il clima è davvero ospitale, invitante, per tutto il periodo dell’anno. Ci sono andato d’estate, ho trovato il Campo ventilato, ci sono stato d’inverno, ho lasciato giù la nebbia e ho trovato il sole. Sempre un terreno perfettamente drenato, anche dopo la pioggia.

Progetto dell’Architetto Marco Croze, il percorso è inserito su 60 ettari di superficie, si snoda in armonia con la naturale morfologia di quei colli. L’andamento sinuoso del fairway, e le quote frequentemente diverse, determinano un gioco di elevato livello tecnico. Le prime nove buche sono una terrazza sul pianoro, all’orizzonte i Monti Lessini e le Piccole Dolomiti. Con le seconde buche si entra piacevolmente nel bosco fatato, ricco di essenze tra le più pregiate: carpini, castagni, e querce. Più che cercare la distanza, nel gioco è opportuno pensare alla strategia, e far attenzione alla precisione del colpo. Nelle 18 buche sono inseriti tre laghetti come ostacolo d’acqua, e 36 bunker, a pretendere impegno sia per non entrarci, che per venirne fuori.

Il ristorante, elencato nella Guida Veronelli, si fa apprezzare anche per il suo arredo sobrio, consono all’ambiente. Se ci si capita in primavera, è privilegio apprezzare i piselli di produzione locale: “Risi e bisi” è piatto tipico della cucina veneta. Val la pena poi di gustare le ciliegie, le più buone del mondo. In autunno, se si è fortunati, è possibile imbattersi in un piatto locale, che lascia estasiati: l’”Oca in Onto”, accompagnato da un Barbarano doc, la perfetta espressione di quel vitigno autoctono dei Colli Berici, il Tai Rosso, che si trova perfettamente a suo agio su quelle argille rosse ferrose, ricche di calcare. Quei grappoli che il vitigno dona con parsimonia, sono vinificati in purezza, con lunga macerazione delle bucce. La maturazione del vino avviene poi in una di quelle grotte naturali adibite a cantina, di cui è ricco il territorio. La perfetta conclusione è con l’altro vino grande, il Recioto da uva Garganega, punta di diamante dei vini del territorio di Gambellara, la cui tecnica di vinificazione richiede estrema cura, un’arte che permette al Recioto di essere apprezzato in tutto il mondo.

Un insieme da meditazione!!

Il Club, con la sua cucina veneta antica è sicuramente molto interessante, ma ad attrarre sono anche i dintorni, località ricche di curiosità, che vale la pena di visitare.

E allora, c’è Barbarano da andar a conoscere, la città del vino. Oltre all’ottimo Tai, troviamo il Tocai Rosso, che rappresenta la celebrità, e che si abbina magnificamente a uno dei piatti più rinomati: il baccalà alla vicentina.

Ma non ci sono solo vigne a Barbarano, è riconosciuta anche Città dell’Olio. Grazie al clima e a una costante attenzione, i suoi oliveti sono famosi, vi si produce un ottimo olio extra vergine d’oliva.

Aldilà di tutto ciò, la città è ricca di storia: fondata nel 150 a. C., sono numerosi i monumenti storico-artistici, e le ville. Degna di nota, sopra un colle, si eleva villa Pigafetta, conosciuta come una delle più belle settecentesche dimore nobili della regione. Altra cosa interessante, il Bagno di Mossano, posto sotto un colle: una ricca polla d’acqua, sorgente ipotermale, che un tempo sgorgava molto calda a riempire un lavatoio, e che ai tempi dei Romani era utilizzata come bagno pubblico. Tra i reperti di rilievo, sono state recuperate una base votiva in onore di Esculapio, la stele funeraria di Fortunio del II sec d.C., trovata murata nel timpano dell’antico tempio.

Non può mancare una visita alla cittadina di Lonigo, con la sua frazione di Bagnolo, territorio abitato fin dalle origini dai paleoveneti, colonizzato poi dai Romani. È qui la sede istituzionale del Consorzio Vini Colli Berici, dove annualmente si tiene l’interessante Fiera Agricola con particolare riguardo ai vini DOC del territorio. È spettacolo: nella piazza principale vengono predisposte la Corte del Vino, la Corte della Birra, la Corte del Contadino e la Corte dei Fiori. A far bella mostra sono i vini DOC dalle varietà maggiormente coltivate nel territorio. Alla corte del vino è dedicata una piazza particolare, che propone anche i prodotti tipici della cucina Veneta.

E ancora, vale una visita Costozza, poco lontano, che conserva intatta la fisionomia della sua origine medioevale. Dotata un tempo di un castello di cui sono rimaste tracce, è anch’essa zona a particolare vocazione viticola, e ospita cinquecentesche ville di pregio, testimoni del glorioso passato Serenissimo. Interessante e valido è il metodo di condizionamento della temperatura negli ambienti di quelle ville, che sfruttano i “Covoli”. Caratteristici di Costozza, i covoli sono anfratti naturali nella roccia, di cui i nativi si avvalevano già nell’alto medioevo per abitare, e conservare il cibo. Per sfruttare appieno la temperatura relativamente costante di queste cavità, si provvide a costruire i “ventidotti”, condotti in parte naturali, in parte scavati nella roccia. Attraverso questi, si faceva fluire l’aria per convezione fino alle cantine e ai locali della villa, che era in grado di ottenere una buona condizione termica. D’estate si utilizzava l’aria che saliva fresca, ma anche d’inverno era di beneficio servirsi di quell’aria più mite. L’utilizzo di alcuni di questi anfratti, magari ulteriormente scavati e un po’ migliorati, ospitò famiglie fino a metà del secolo scorso.

Nello stesso Comune, in località Lumignano, per chi ama l’arrampicata c’è il Brojon, un monte di cui si raggiunge la vetta per una via di placca a buchi, con qualche strapiombo. Una palestra spettacolare in falesia, apprezzata come via di potenza. La salita dal versante sud ha altre vie, decisamente più facili! Per i praticanti free climbers, c’è un sito a disposizione di quanti desiderano comunicare, e accordarsi per fare la scalata in compagnia. Degli anfratti che si affacciano dalle scogliere rocciose, Il più suggestivo è l’eremo di San Cassiano, abbarbicato ad uno strapiombo, raggiungibile attraverso una stretta cengia. È aperto al pubblico ogni prima domenica del mese, con visite guidate da parte dei premurosi soci del Club Speleologico Proteo di Vicenza.

Golf Club Colli Berici – per un bel gioco, ma non solo!

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