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Prosecco DOC Rosè: ottimi risultati

di A.B.

“Abbiamo dedicato oltre tre anni di studio a questo progetto, coinvolgendo Istituti Universitari ed enti di ricerca – spiega il presidente della DOC Prosecco Stefano Zanette – e abbiamo investito molto tempo in minuziose indagini storiche, attenti sondaggi d’opinione del consumatore e pazienti sperimentazioni di cantina, prima d’arrivare alla giusta definizione”.

Tradotto: gli importanti risultati, oggi sotto gli occhi di tutti, non sono frutto del caso. Anzi, sottendono scrupolose verifiche in cantina, conoscenza delle potenzialità della propria forza produttiva, approfondite indagini di mercato, un pizzico di propensione al rischio, seppur calcolato.

Procediamo per ordine, partendo da una prima domanda: ma era proprio necessario?

Sembrerebbe di sì. A confermarlo parlano i dati inconfutabili emersi dalle varie ricerche, dall’avvio dei primi ragionamenti alle conclusioni portate all’attenzione dell’Assemblea dei Soci che ne vota l’approvazione.

I fatti.

Analisi storica: La ricerca storiografica avviata dal Consorzio conferma presto una solida tradizione e una riconosciuta vocazione del territorio nella produzione di Prosecco Rosé. Le molteplici testimonianze documentali, in particolare dalla seconda metà del 1800, rivelano tra l’altro numerosi premi e prestigiosi riconoscimenti di critica e mercato.

Analisi della realtà produttiva: Tra il 2012 e il 2018, mentre la produzione di Prosecco DOC viveva una crescita fortissima, il consumo dei vini rosati -che pur essendo prodotti nell’area interna alla denominazione, dal 2009, anno del riconoscimento della DOC Prosecco, non potevano più fregiarsi del marchio- aumenta più che proporzionalmente, passando, in termini di rappresentatività rispetto al Prosecco DOC, dal 3-4% del 2012 all’8,4% del 2018. Si constatava inoltre che, nella maggior parte delle 12 cantine esaminate (pari al 26,3% dell’intera produzione di Prosecco DOC), spesso, insieme alla glera, si impiegava il pinot nero nella vinificazione del rosé. Il Consorzio decide quindi di puntare su questo vitigno complementare dati i molteplici punti di forza a suo favore: ra già presente nel disciplinare di produzione del Prosecco DOC (ovviamente vinificato in bianco) è un vitigno autorizzato in tutte le nove province di competenza della DOC tra Veneto e Friuli VG veniva ampiamente utilizzato ben prima del 17.7.2009 quando nasceva la DOC e quando era ancora possibile riportare in etichetta il termine Prosecco veniva ancora usato per produrre rosé dopo tale data (pur senza richiamare il Prosecco) la presenza di pinot nero nell’uvaggio aumenta il valore del vino nel percepito del consumatore.

Analisi del Consumatore: Il Consorzio, tra il 2017 e il 2018 commissiona alcune ricerche a diversi istituti di sondaggio. Ne emerge un profilo del consumatore, dei suoi orientamenti, delle sue credenze, che confermano le ipotesi avanzate dal Consorzio con ampio anticipo. Si ottiene infatti la prova che il consumatore finale spesso identifica come Prosecco rosé qualsiasi bollicina rosata, specie se proveniente da Veneto e Friuli Venezia Giulia. Attraverso l’indagine, condotta con il metodo dell’intervista diretta, si è visto con chiarezza che gran parte dei soggetti consultati, viveva la credenza che il Prosecco Rosé esistesse già.

Non solo, molti di essi erano addirittura convinti di averlo già comprato e/o bevuto.

In dettaglio: Alla domanda se negli ultimi 12 mesi sugli scaffali dei punti vendita o nelle carte dei vini di ristoranti/locali, avessero visto il “Prosecco” Rosé, gli intervistati che hanno risposto di aver già visto e/o acquistato tale tipologia sono stati: in Italia, oltre la metà degli intervistati (54%) e, tra questi, dichiarava di averlo addirittura bevuto almeno una volta il 23% del totale consultati. Nel Regno Unito questa percentuale si fermava appena sotto la soglia della metà: il 49% sosteneva di averlo già visto e il 23% del totale intervistati era certo di averlo bevuto. La vera sorpresa è arrivata dagli USA, dove addirittura il 72% del campione si era fatto l’opinione che il Prosecco Rosé fosse una realtà consolidata e il 46% dell’intero campione, sosteneva di averlo anche bevuto.

Si tenga inoltre presente che, se nel 2019 la produzione di 486 milioni di bottiglie di Prosecco DOC è stata affiancata da 37 milioni di bottiglie di spumanti rosé generici, vi è un apprezzamento crescente da parte del consumatore internazionale verso i vini rosati, come dimostra il costante aumento nel consumo di rosé a livello mondiale che si stima raggiungerà i 25 milioni di ettolitri nel 2022 e i 28-30 milioni di ettolitri nel 2035.

Nei primi 8 mesi di quest'anno sono state imbottigliate circa 382 milioni di bottiglie di cui 333 milioni di Prosecco DOC e 49 milioni di Proscco DOC Rosè.

Il Prosecco DOC Rosé Spumante Millesimato nasce dunque alla luce di molteplici e solide premesse e con la ferma intenzione di raggiungere importanti obiettivi:

- Uniformare e regolamentare una produzione già presente nel territorio

- Favorire identificazione e riconoscibilità del prodotto con il territorio di origine (Prosecco)

- Implementare le azioni di valorizzazione di prodotto e territorio (aumento di qualità con una DO)

- Salvaguardare il consumatore con un prodotto di qualità e di origine certificata.

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