Salta al contenuto principale
loading

Gli ottimi vini liguri a dispetto del modesto territorio

di Nino D’Antonio

La vite, l’ulivo, gli scogli. La terra e il mare. Con la spaccatura, profonda e unica - ben tredici chilometri – del Golfo di La Spezia. E’ uno scenario incomparabile, dove i terrazzamenti accolgono grumi di case colorate e gente che vive a ponte fra campagna e mare, protagonisti al tempo stesso di due civiltà, la contadina e la marinara.

Il paesaggio offre immagini contrapposte. Da un lato, le Cinque Terre, la Valle della Magra e il litorale di Luni; dall’altro, l’andamento mosso della costa ligure, le lunghe file di pini marittimi e all’orizzonte la sagoma delle Alpi Apuane, le montagne di marmo.

Due le riviere: quella celebratissima di Levante, che include Nervi, Camogli, Portofino (nota anche come Golfo dei Poeti, in memoria di Byron e di Shelley, che qui morì naufrago per un violento temporale); e quella di Ponente, meno suggestiva, che corre da Imperia a San Remo, fino a Ventimiglia.

E il vino? Come già per l’olio, la disponibilità dei terreni è modesta, per cui l’arco di golfo col suo entroterra dà luogo a una ristretta produzione. La quale, però, si accredita per l’eccellenza della qualità, legata non solo ai caratteri del territorio ma all’antica sapienza dei contadini.

L’allevamento della vite si sviluppa su una serie di terrazzamenti, che a mò di ampi gradoni si aprono sui terreni che guardano a mare.

L’esposizione a mezzogiorno e l’azione iodica del mare – qui protagonista indiscusso del paesaggio anche collinare – conferiscono ai vini una precisa connotazione. I terrazzamenti chiusi fra muretti a secco, a piombo sul mare, si chiamano “cian”.

E sono il risultato di un lavoro portato avanti per secoli, che ha dato una fisionomia unica al paesaggio, tutelato dall’Unesco. Ma è un lavoro senza fine, perché questo è un territorio creato dall’uomo, o meglio inventato forzando le difese della natura, per cui va sempre curato. Se il vignaiolo abbandona per qualche stagione i suoi “cian”, è la fine.

Siamo alle immagini di quella “viticoltura…

Vuoi ricevere la rivista Taste Vin?

Scrivici