La cucina con la polenta
di Leone Mani
La polenta era un rito, quella ideale va cotta nel paiolo (la caldiera) di rame battuto a fondo semisferico, appesa nel camino della cucina, riscaldata da un fuoco a legna, o sulla cucina economica (stufa a legna). La farina (1kg di riferimento) deve essere asciutta e senza grumi e va versata nell’acqua bollente (3 lt) e salata (2 cucchiai sale grosso): è questo il momento più delicato dell’operazione, in quanto, se non ben eseguita, la polenta risulterà grumosa e immangiabile. Deve essere accuratamente mescolata e rimescolata col bastone di legno, mestolo, con tempi che vanno dai 50 ai 60 minuti. Eravamo noi gli assistenti della nonna al rito della sua preparazione, perché non c’erano ancora a quei tempi gli orpelli elettrici d’aiuto, come l’agitatore elettrico, era tutto olio di gomito e buona volontà, ripagata alla fine con la deliziosa crosticina che restava nel paiolo assieme ad una fetta di lardo che diventava trasparente al suo calore, deliziosissima! È come la storia dei polli che i ragazzi d’oggi vedendoli solo al supermercato…pensano che nascano senza penne. E così tra una ricerca e l’altra, tra i lontani ricordi di gioventù e le più recenti esperienze, maturò la decisione di un menù, tra storia ed attualità, che potesse avere più proposte sempre con base la Polenta.
MENU
- Sformatini con uova e Taleggio
con foglie di lardo
- Cocottine con finferli porcini
e spinaci
- Prosecco de Florio
- Carbonara di zucchine e guanciale
- Lambrusco di Grasparossa
- “Osei scampai” su un letto
di polenta
- Rosso della Val Belluna
- “Fasioi sofegai” su polenta “infasolà
- Rosso della Val Belluna
- Torta “Polentina Feltrina”
- Mandorle nocciole e prugne
- Fiori d’Arancio Moscato
dei Colli Euganei
Quindi una Degustazione “a tutta Polenta” che riprendesse le ricette della cucina popolare contadina nelle sue tradizioni ed evoluzioni, dove l’eccellenza sul tema, perché con i territori di pedemontana dalla vita dura, sono quelli che hanno, per…
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