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La vera cucina di pesce Ai 40 Ladroni a Venezia

di Nino D’Antonio

L’insegna è di quelle che ci rimandano al mondo incantato dell’infanzia e delle favole. Anche se I 40 ladroni, nel nostro caso, hanno ben poco da spartire con Alì Babà e la fantasia delle “Mille e una notte”. Ma piuttosto con l’allegra amministrazione e le piccole ruberie di chi conduceva la Società bocciofila e l’annessa osteria, a ridosso del ghetto di Venezia, proprio al di là del ponte, alla fine di Calle Malvasia. Uno scandalo per quegli anni. Che non mancò di disperdere i frequentatori e alimentare un bel po’ di “ciacole” sul gruppo di ladroni, in verità ben lontani dall’essere quaranta. Così l’osteria cambia mano, e lo spazio in terra battuta alle spalle del locale, da campo di bocce si trasforma in un deposito all’aperto. Pochi tavoli, tanti cicchetti e caraffe di vino, tra il vociare dei giocatori di carte e il fumo delle sigarette. Per altri vent'anni I 40 ladroni saranno un simpatico punto d’incontro per chi vive in questa zona di Canaregio, ma niente di più. Poi l’anziana coppia che conduce l’osteria, decide che è tempo di lasciare. E qui – fatta salva l’insegna e l’originario spirito del locale, rigorosamente veneziano la svolta sarà tale da trasformare l’osteria in uno dei più accreditati templi della cucina tipica lagunare. Anche attraverso il recupero di pietanze cadute spesso in disuso, e soprattutto tenendo d’occhio la freschezza del pescato.

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