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Castagne: il pane ricco dei poveri

di di Michele Scognamiglio

Cominciamo subito con il chiarire che contrariamente a quanto credono in molti, i marroni non sono semplicemente castagne di maggiori dimensioni riservate solo ai più fortunati che vanno alla loro ricerca.

In realtà, castagne e marroni, pur essendo strettamente imparentati tra loro, sono due frutti diversi.

La querelle è piuttosto remota, prova ne è che è stato necessario addirittura un Regio Decreto del 1939 per dirimere una volta per tutte la spinosa faccenda.

Frutto dell’albero selvatico Castanea Sativa, le castagne hanno forma, dimensioni e talvolta anche sapore diverso pur quando prodotte dalla stessa pianta.

I cugini nobili, i marroni, presentano caratteristiche morfologiche più omogenee, tipicamente tondeggianti, a forma di cuore e provengono da piante non selvatiche, coltivate, potate e modificate con innesti.

Le differenze non si limitano soltanto a forma e dimensioni, una particolarmente evidente si apprezza nel cosiddetto episperma, la sottile pellicina rosso-bruna che separa il frutto dal guscio, che nelle castagne si insinua al suo interno e ne rende difficile la rimozione anche dopo cottura, mentre nei marroni è liscia ed omogenea, e risulta più facile da eliminare.

Inoltre, mentre un riccio di castagne può contenere fino a sei-sette frutti, che spesso si deformano a causa del ridotto spazio a loro disposizione, in quello di marrone se ne trovano al massimo tre, spesso uno solo, ed anche tale aspetto contribuisce al loro maggior costo.

A lungo e con giusta ragione, grazie al loro elevato potere saziante ed energetico, le castagne si sono guadagnate l’appellativo di pane dei poveri che cresceva sugli alberi.

Ai nostri giorni, considerando il prezzo spesso esorbitante delle caldarroste vendute per strada (inspiegabilmente sempre più buone di quelle preparate a casa) si fa una certa fatica a pensare che proprio i meno agiati potessero permettersi un tale lusso.

Quando l’approvvigionamento di risorse alimentari risultava…

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