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Il primo spumante da Vermentino

di Nino D’Antonio

“Continuo ad amare la ricerca. E’ stato così dagli anni di università, a Pisa. Venivo giù a Tempio Pausania ogni venti giorni per seguire l’andamento del mio primo impianto di Vermentino. E con i collegamenti di allora, era un’impresa”.

E la ricerca ha portato Dino Addis – capelli lunghi, simpatia immediata, pizzetto alla D’Artagnan – in giro per il mondo, ovunque ci fossero vitigni e vini da scoprire. “Sì, sono stato più volte in Cile, Argentina, Australia, per cui alla fine conosco più queste terre che non le Barbagie o l’Iglesiente”.

I cinque anni a Pisa (una sorta di Parigi, per chi veniva da un borgo come Luras), conclusi con una tesi avveniristica per quei tempi, hanno rappresentato anche la scoperta dell’amore. L’incontro con Monica Careddu, giovane sarda che studiava lettere nella città toscana, porterà entrambi prima alla laurea e poi alle nozze.

“Ho due figlie, Francesca e Gaia - oltre dieci anni di differenza fra l’una e l’altra - e questo mi ha fatto ritornare giovane. Sì, la pesca subacquea in apnea continua ad essere la mia passione. Ma la cantina mi impegna parecchio. E io non so produrre sempre gli stessi vini. Così la sperimentazione finisce per essere il mio hobby”.

Questo spiega perché, dopo aver prodotto il primo Moscato Spumante Doc (vincitore della Douja d’Or e della Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly), Dino Addis abbia dato vita al primo spumante da Vermentino, metodo Charmat. E l’ha chiamato Gallura, dal nome del territorio e della cantina.

Questa è terra privilegiata per il Vermentino, che qui può contare su quei caratteri di mineralità, legati alla diffusa presenza del mare. Eppure, si tratta di un vitigno che non vanta remoti trascorsi sull’isola. E’ arrivato da lontano, ai primi dell’Ottocento. Spagna, Francia, Corsica, Liguria, ma ha trovato in Gallura l’habitat ideale, in grado di imporsi su qualunque altra uva presente sul territorio.

“E’ un’uva difficile da gestire, sia nei vigneti che in cantina, ma sa dare risultati…

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