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Il Marzemino d'Isera dai diversi volti

di S.A.

Ha cambiato nome più volte nella storia, ha percorso migliaia di chilometri, si è affacciato sulle sponde di mari e laghi e si è rifugiato tra le montagne, sui crinali di morbide colline ricche di storia e bellezza. Ma soprattutto è venuto a contatto con una miriade di popoli e diverse tradizioni e culture, dall’Asia al cuore dell’Europa. Oggi, dopo aver impreziosito banchetti imperiali ed essere finito perfino tra le pagine più celebri della musica di tutti i tempi, immortalato dal divino Mozart, il Marzemino vive felice nella Vallagarina, al confine tra Trentino e Veneto, e si presta a dare sfoggio della sua versatilità accompagnando piatti della tradizione e fantasiose ricette contemporanee.

 

Un po’ di storia

 

La diffusione del Marzemino in ambito adriatico e Veneto va collegata al mito di Diomede e Antenore e all’origine troiana, o meglio orientale, dei Veneti. Certo è che durante i nòstoi, i viaggi di ritorno degli eroi omerici dopo la caduta di Troia, i naviganti portarono nelle stive anche l’uva marzemino, proveniente da una città chiamata Merzifon, in Paflagonia, il paese di Diomede sul mar Nero.

Esisterebbe dunque una forte connessione tra l’alto Adriatico e gli eroi della prima colonizzazione greca dell’Italia, cui si deve il merito di aver portato questo vitigno e di averlo reso protagonista ancora oggi della viticoltura italiana.

Le prime testimonianze della presenza del Marzemino si riferiscono al Veneto trecentesco, dove è citato un Marceninum assieme a Sclavum e Garganicum. Ma la sua diffusione nel Trentino meridionale e sulla sponda bresciana del lago di Garda va attribuita all’espansione della potenza militare e commerciale veneziana. E qui la storia di questo vitigno si intreccia con ulteriori leggende: se infatti le uve Marzavi sono citate in antichi registri commerciali a Cipro, poi sulla costa dalmata, nei paesi lungo la foce del Po e dell’Adige, fino ad arrivare nel roveretano, c’è chi lo vorrebbe originario da Marzmin,…

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