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Serena Gusmeri: quando la leadership è donna

di Silvia Allegri

Un esempio di leadership al femminile che rappresenta una ventata di aria fresca nel panorama enologico italiano. Abbiamo incontrato Serena Gusmeri, classe 1982, enologa e oggi figura determinante di Vecchie Terre di Montefili, nel cuore del Chianti. Il suo segreto? Competenze profonde, disciplina e serietà, ma senza mai dimenticare il sorriso. E ai giovani consiglia: andate a fare esperienze lontano da casa. Ecco la sua storia.

Serena, ti abbiamo vista partire da Brescia e arrivare alla Toscana. Passando per la Campania e non solo.

Ho studiato a Verona e Milano, poi ho fatto un’esperienza in Australia. Quando ho iniziato a muovere i primi passi in questo mondo avevo 26 anni. E in Franciacorta, dove ho iniziato a lavorare, ero l’unica donna che stava nei vigneti in mezzo a un gruppo di ragazzi. Ma non mi sono mai sentita a disagio: dagli anni trascorsi in gruppi scout mi sono portata via una bella esperienza di dinamiche di gruppo. E ho capito che la competenza passa anche dal rapporto umano. Poi è arrivata la proposta di un lavoro in Campania. E così, per sei anni, mi sono divisa tra la Lombardia e Benevento. Lì ho trovato una grande presenza femminile nel mondo agricolo, le donne lavorano in vigna e c’è tanto lavoro di squadra, che coinvolge spesso intere famiglie. Gli uomini mi hanno sempre misurato in funzione di come portavo a casa il risultato. E se i vigneti erano sani, e l’uva e bella, significava che stavo procedendo per il verso giusto.

Alcuni anni fa mio marito, bresciano come me, ha ricevuto un’offerta di lavoro a Siena, e ho deciso di trasferirmi anch’io. È iniziata così l’avventura alle Vecchie Terre di Montefili.

La tua storia rappresenta un esempio interessante di come le donne stiano assumendo ruoli strategici nel mondo del vino.

Penso che il segreto sia quello di valorizzare un dono femminile naturale, ossia la capacità di portare nuove prospettive e approcci innovativi alla tradizione. Questo vale anche, e soprattutto, nel mondo del vino. Personalmente, la mia filosofia si basa su uno studio attento delle singole parcelle di terra, per comprenderne tutti gli aspetti: il tipo di terreno, l’esposizione, il clima, l’età delle vigne. Elementi determinanti per capire quali risultati si possono raggiungere in cantina.

Ho sempre pensato che sia sbagliato ricorrere a forzature.

E che un enologo serio non debba limitarsi alla cantina: è essenziale vivere la campagna, conoscerla direttamente e a fondo.

Cosa consiglieresti ai giovani che si affacciano al mondo del vino?

Stiamo vivendo un momento non facile per tanti aspetti. Ma se c’è qualcosa che porta sempre valore, quello è il contatto umano. E, nonostante tutto, di persone e aziende che funzionano bene ce ne sono davvero tante. A me piace cogliere sempre il positivo e mettermi a disposizione raccontando la mia esperienza, se può essere di stimolo per i giovani. A mio nipote ho detto: io sono l’ultima spiaggia nelle tue scelte. Devi andare in giro a farti tirocini. Penso sia giusto pungolare le nuove generazioni, invitare a sfide nuove. Il posto perfetto non esiste, ma ogni esperienza ti insegna a vedere il mondo del lavoro con occhio critico. E a valorizzare la bellezza dello scambio di idee.

E alle donne, in particolare, cosa ti senti di dire?

La vera leadership è caratterizzata dall’equilibrio tra intelligenza emotiva, competenza e capacità di ascolto. Qualità che di certo non mancano alle donne. Ogni cambiamento è una crescita, io ho imparato tanto dagli altri e mi sono messa in gioco vivendo il mio essere donna con assoluta serenità. La professionalità è sempre premiata dal rispetto e permette di far nascere un team di lavoro capace di portare benessere a tutti. Per me la parola ‘sfida’ non è mai collegata alle persone o alle altre donne. Le mie sfide sono altre: la vigna, le condizioni meteo, il lavoro in cantina. E cerco sempre di valorizzare il lavoro dei miei collaboratori. Conosco i problemi che devono affrontare. Perché ci sono passata.

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