Bardolino: una storia lunga secoli
di Silvia Allegri
“Il Bardolino, con la sua freschezza, il suo basso contenuto alcolico per vocazione del vitigno e il profilo contemporaneo si pone come la risposta ideale per i consumi futuri: un vino leggero, sostenibile, fruibile e in linea con le nuove sensibilità”. Sono queste le parole con cui, a ridosso delle più importanti kermesse dedicate al vino in programma nella prima parte del 2025, il Presidente del Consorzio Vini Bardolino Fabio Dei Micheli ha riassunto le grandi potenzialità di questo vino, a tutti gli effetti ambasciatore storico del territorio gardesano. E non si può che dargli ragione: in un momento storico in cui il mercato internazionale soffre per le numerose tensioni geopolitiche, che si riversano sul mercato e costringono molti settori a rimettersi in discussione, nel mondo del vino inizia a farsi strada uno stile che va a premiare dinamicità, leggerezza, semplicità, personalità.
E il Bardolino sembra avere tutte le carte in regola per farsi notare, in Italia e oltreconfine.
Una storia lunga secoli
Risalgono all’Età del Bronzo i primi ritrovamenti di semi di Vitis Silvestris, testimoni della presenza della vite, nel territorio gardesano. Dall’epoca romana le testimonianze aumentano come ricordano i reperti rinvenuti in scavi archeologici più o meno recenti, così come le raffigurazioni di grappoli d’uva e tralci di vite in alcune chiese e pievi della zona. Con le opere di bonifica le terre cominciarono a prosperare; nei monasteri la viticoltura era un’attività diffusa, e secondo la tradizione Re Pipino, nell’807, donò al monastero di San Zeno di Verona una chiesa a Bardolino (chiesetta di San Zeno) con i relativi terreni e la sua “caneva”, cantina, menzionata in vari documenti del XII secolo, che serviva da magazzino in cui riunire i canoni di affitto, consistenti in prodotti in natura, spesso carri di uva, versati da chi coltivava le terre del monastero.
Secoli dopo, nel Quattrocento, la viticoltura ebbe una forte crescita e diffusione. La produzione vitivinicola, sotto il dominio della Repubblica di Venezia, assunse un ruolo importante per l’economia. Ma si dovette attendere fino al XIX secolo per sentire il vino prodotto in questi territori identificato chiaramente con il nome di “Bardolino”. E se per un certo periodo del Novecento questa denominazione conobbe una certa svalutazione, complice l’adattamento a un mercato poco preparato e le scelte spesso condizionate dalle richieste di un turismo di massa, oggi si assiste invece a un momento splendente per il Bardolino. Un grandissimo salto di qualità reso possibile dalla preparazione dei produttori e da una strategia consortile estremamente attenta alla valorizzazione di questo prodotto.
Gli obiettivi
del Consorzio:
apertura ai giovani
produttori e attenzione
ai consumatori
Il filo rosso che guida le azioni del Consorzio Vini Bardolino è molto chiaro: rendere sempre più protagonisti i produttori, investendo sulla formazione continua e sulla valorizzazione dell’intera filiera. "Il vero motore del Consorzio sono i produttori, le anime che si impegnano quotidianamente nella creazione del valore del prodotto" aggiunge Fabio Dei Micheli, che con la sua squadra di lavoro ha organizzato numerosi momenti dedicati al dialogo e al confronto one to one. Essenziale è anche l’alleanza con Federalberghi: mai come in questo momento si rende necessaria e utile la preparazione degli operatori del settore, i primi e i più importanti ambasciatori dei prodotti locali in una zona che, da marzo a ottobre, vede una presenza costante e massiccia di turisti stranieri, specialmente nordeuropei. Che amano portarsi a casa un ‘pezzetto’ di lago di Garda e tornano a Nord con le bottiglie di Bardolino e di Chiaretto di Bardolino a ricordo delle loro vacanze, diventando così ambasciatori della gardesanità, con la sua bellezza e il suo clima mediterraneo.
I riflettori poi sono puntati sulle nuove generazioni: la neonata Associazione dei Giovani Produttori di Bardolino ha il ruolo di creare un contesto inclusivo e propositivo che favorisca il coinvolgimento attivo dei giovani produttori nel sistema consortile, incoraggiandoli a partecipare alle attività dell'associazione con un approccio contemporaneo e a contribuire alla crescita e allo sviluppo del settore. Una sfida, questa, tra le più complesse, se si tiene conto di quanto siano spesso poco preparate le giovani generazioni, tendenzialmente distanti dal mondo del vino. Ma in questo senso il Bardolino e il Chiaretto hanno tutte le carte in regola per conquistare i consumatori del futuro: abbiamo a che fare con vini freschi, dalla forte identità ma al tempo stesso agili e ben adatti a essere gustati nelle occasioni più diverse, dalle feste estive a bordo piscina a un tutto pasto primaverile e autunnale. E perfino da soli: un buon calice di Bardolino si presta a trasformarsi in gradevole vino da meditazione pronto a richiamare, con il suo profumo fresco, tutta la bellezza delle terre che lo vedono nascere.
La Doc e i numeri
Nel 1968 fu riconosciuta la denominazione di origine controllata (DOC), che definisce anche l’area di produzione del vino Bardolino. Essa comprende sedici Comuni del settore veneto del lago di Garda: Bardolino, Garda, Lazise, Affi, Costermano sul Garda, Cavaion Veronese, Torri del Benaco, Caprino, Rivoli Veronese, Pastrengo, Bussolengo, Sona, Sommacampagna, Castelnuovo, Peschiera e Valeggio sul Mincio. I primi sei comuni elencati appartengono alla cosiddetta “zona classica”, quella di più antica tradizione; solamente i vini prodotti qui possono fregiarsi della denominazione “Bardolino Classico”. I numeri, aggiornati al 2025, raccontano di un’estensione del vigneto di 2550 ettari, di cui 1000 quelli impegnati dal Chiaretto di Bardolino. Le bottiglie di Bardolino e Chiaretto di Bardolino prodotte sono 21 milioni (10 milioni di Chiaretto di Bardolino, 11 milioni di Bardolino) nei 16 comuni coinvolti e si contano 856 soci del Consorzio: 634 viticoltori, 113 vinificatori, 109 imbottigliatori.
Nel 2018 l’Assemblea dei Soci del Consorzio di Tutela ha approvato la proposta di introduzione, nel disciplinare di produzione, di tre Sottozone, già note nell’Ottocento: “La Rocca” (zona centrale lungo la riviera del lago), “Montebaldo” (zona settentrionale pedemontana) e “Sommacampagna” (le colline moreniche meridionali). Questo permette di dare un’ulteriore spinta identitaria al Bardolino, valorizzando le interessanti differenze in termini di terreni, altitudini, esposizioni al sole e correnti provenienti dal Garda.
Alla produzione vinicola concorrono diversi tipi di uve, ma il vitigno più importante è la Corvina Veronese, una varietà autoctona della zona del Bardolino, che ha una straordinaria capacità di adattamento ai diversi suoli della riva veronese del lago e del suo entroterra. Il disciplinare del 2018 prevede che l’uso minimo della Corvina sia del 35%, fino a un massimo del 95% sul totale dell’uvaggio. L’impiego della Rondinella, altro vitigno autoctono veronese, è invece obbligatorio nella misura minima del 5% e massima del 40%. Possono poi essere presenti altri vitigni a bacca rossa coltivati localmente, tra cui la Molinara (anch’esso vitigno autoctono) o il Corvinone, fino a un massimo del 20% del totale. Nella zona del Bardolino si producono due vini a denominazione: il Bardolino DOC nelle diverse tipologie: “Bardolino DOC”, “Bardolino Classico DOC”, “Bardolino Chiaretto DOC”, “Bardolino Chiaretto Classico DOC”, “Bardolino Chiaretto Spumante DOC” e “Bardolino Novello DOC”; e il Bardolino Superiore DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), entrambi riconosciuti nel 1968.
I vitigni ammessi sono Corvina Veronese, Rondinella, Corvinone, Molinara, da cui nascono Bardolino (Bardolino Doc, Bardolino Classico Doc, Bardolino Novello Doc, Bardolino Novello classico Doc, Bardolino Superiore Docg, Bardolino Classico Superiore Docg), Chiaretto di Bardolino (Chiaretto Di Bardolino spumante Doc, Chiaretto Di Bardolino Doc, Chiaretto Di Bardolino Classico Doc) e Bardolino Sottozone (Montebaldo Bardolino Doc, La Rocca Bardolino Doc, Sommacampagna Bardolino Doc).
A tavola con…
Un calice di Bardolino, con il suo colore rosso rubino tenue, sprigiona aromi che rimandano subito ai piccoli frutti rossi, alle spezie leggere, ai fiori primaverili. I tannini sono delicati, la persistenza è notevole ma mai invadente, al palato arrivano morbidezza e sapidità. Gli abbinamenti più felici vedono il Bardolino accompagnare piatti freschi, con verdure di stagione, dagli asparagi al radicchio, fino ai formaggi delicati, ai pesci di lago e al baccalà mantecato con la polenta, nei pranzi e cene autunnali. Interessante provarlo con un pezzetto di cioccolata, magari con aromi di pepe e arancia.
Consumato fresco il Bardolino è anche ottimo aperitivo estivo mentre nella versione Classico Superiore, con le sue note di tabacco, si presta a essere degustato anche come vino da meditazione, a temperatura ambiente..
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